Spesa insensata
Il programma Joint Stike Fighter sta sfuggendo al controllo e continua a costare troppo. Già spesi dall’Italia oltre 720 milioni di euro per acquistare i primi caccia, i cui costo medio sarà di 135 milioni di euro. Lo spiega il nuovo rapporto della campagna “Taglia le ali alle armi”.
Retribuire di 5400 ricercatori per un anno; mettere in sicurezza di 135 scuole (rispetto norme antincendio, antisismiche, idoneità statica); acquistare di 21 treni per pendolari con 12.600 posti a sedere; 33.750 borse di studio di 4000 euro per gli studenti universitari; far partecipare 20.500 ragazzi al Servizio civile nazionale; la costruzione di 405 nuovi asili capaci di accogliere 12.150 bambini e creare 3645 nuovi posti di lavoro; accogliere dignitosamente di 10.567 richiedenti asilo per un anno.
Sono le cose che si potrebbero fare invece di comprare un solo cacciabombardiere F-35. Che costa la bellezza di 135 milioni di euro. Lo mette in evidenza l’ultimo rapporto Caccia F-35 la verità oltre l’opacità della campagna Taglia le ali alle armi, una mobilitazione che va avanti dal 2009 e che dice no a questa inutile spesa militare.
Secondo la campagna. «Il programma di acquisto degli F35 (90 caccia) ha molteplici risvolti, non è “solo” una questione che riguarda i pacifisti: sono in gioco il modello di difesa del nostro paese e le sue politiche di spesa militare, ma più in generale l’impostazione strategica che guida le scelte economico-finanziarie del governo e l’impiego delle risorse pubbliche in una fase di crisi economica e sociale drammatica che sta colpendo gran parte dei cittadini italiani».
Rapporto in pillole
Il costo complessivo del programma per l’Italia (se confermati 90 caccia) è in minima ascesa ad oltre 14 miliardi di euro. Ciò dipende dalla crescita dei costi unitari (e aumenterà ancora soprattutto considerando che gli Usa stanno pensando ad un taglio nelle acquisizioni); si vocifera di riduzioni nell’acquisto anche nel nostro Paese e ciò comporterà rialzi sui costi unitari. La proiezione di costo totale “a piena vita” del progetto rimane su una stima di oltre 52 miliardi di euro.
Per la prima volta vengono elencati in dettaglio tutti i contratti sottoscritti dall’Italia con gli Stati Uniti, e si dimostra come siano già stati spesi 721 milioni di euro nelle fasi di acquisto (oltre ai 2,7 miliardi per sviluppo e Faco-Final assembly and check out)
Sono 126 i milioni di euro già spesi per i primi tre caccia (quelli del Lotto VI in prospettiva meno utilizzabili), sforando qualsiasi precedente stima del Ministero della Difesa. Secondo la nostra campagna la stima attuale media (conservativa) per aereo è di 135 milioni di euro complessivi
Le problematiche tecniche e di gestione che continuano a rimbalzare dagli Usa ci parlano di un programma in difficoltà, e per questo pericoloso anche per i partner internazionali, anche se Pentagono e Lockheed Martin minimizzano e continuano nel loro percorso. Tutto ciò però deve essere elemento da considerare attentamente da parte del nostro Parlamento, se vuole essere serio a riguardo di questa spesa pubblica
Nel corso del 2013 il governo italiano ha proseguito l’acquisto dei caccia non attenendosi alle indicazioni delle mozioni di metà anno votate alla Camera e al Senato. Ciò è avvenuto non solo comprando definitivamente 3 + 3 aerei dei Lotti VI e VII con una giustificazione risibile («si erano già sottoscritti contratti per inizio acquisto», ma tali tipi di accordi non erano assolutamente vincolanti) ma anche facendo partire repentinamente anche il nuovo procurement del Lotti VIII e IX appena qualche giorno dopo l’ultimo voto in Senato
I dati relativi al ritorno industriale, estrapolati da diverse fonti e confermati anche da Lockheed Martin, confermano ad oggi un rientro per le aziende del nostro paese di circa il 19% in confronto all’investimento pubblico (meno di 700 milioni di euro sui 3,4 miliardi già spesi dal governo italiano)
Le aggiornate stime di costo permettono di continuare il confronto tra la spesa per i caccia ed altri utilizzi, più sensati, dei fondi pubblici. In particolare con lo stanziamento medio annuale previsto per i prossimi tre anni di 650 milioni di euro si potrebbero creare 26.000 posti di lavoro qualificati, o mettere in sicurezza circa 600 scuole all’anno oppure non tagliare ma aggiungere risorse in più al Servizio sanitario nazionale.
pubblicato su Nigrizia.it il 20 Febbraio 2014
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