Italia / Spese militari
La campagna “Taglia le ali alle armi” definisce «generica e senza coraggio» la mozione parlamentare di Pd e Movimento 5 stelle, che nella scorsa legislatura avevano chiesto rispettivamente il ridimensionamento e la chiusura del programma.
«La Campagna “Taglia le ali alle armi” esprime la sua grande delusione per il dibattito avvenuto alla Camera sulle mozioni parlamentari relative al Programma dei cacciabombardieri F-35.
La mozione della maggioranza (presentata da Partito democratico e Movimento 5 Stelle) non chiede il taglio o la sospensione del programma, ma solo «di valutare le future fasi del programma tenendo conto dei mutamenti del contesto geopolitico, delle nuove tecnologie che si stanno affacciando, dei costi che si profilano, degli impegni internazionali assunti dall’Italia, delle esigenze di contenimento della spesa pubblica, della tutela e delle opportunità dell’industria italiana del comparto difesa e dell’occupazione, al fine dell’accrescimento del know-how nazionale, dell’accesso alla tecnologia straniera e delle risorse disponibili».
A nostro parere si tratta di un testo generico e senza coraggio, che non prende alcuna posizione su una questione così importante e dall’impatto rilevante sui fondi pubblici e sulla spesa militare, ma che in questo modo nella pratica avvalora la continuazione del Programma secondo i piani già stabiliti. Rinnoviamo invece la nostra piena contrarietà rispetto alle Mozioni presentate dalle minoranze (in particolare da Lega, Forza Italia e Fratelli d’Italia) che chiedevano una conferma ed addirittura una accelerazione degli acquisti dei caccia con capacità nucleare.
Inutile spreco
Siamo delusi in particolare dal Movimento 5 Stelle, che nella scorsa legislatura aveva chiesto con forza lo stop complessivo del programma JSF, e dal Partito democratico che sempre nella scorsa Legislatura aveva quantomeno chiesto il dimezzamento della spesa. La Campagna “Taglia le ali alle armi” (promossa da Sbilanciamoci, Rete della Pace e Rete Italiana per il Disarmo) continuerà a chiedere lo la cancellazione definitiva della partecipazione italiana al programma F-35, un inutile spreco di risorse.
Ricordiamo come l’Italia abbia già sottoscritto contratti per almeno 28 velivoli spendendo fino ad ora una cifra di almeno 5 miliardi di euro (comprese le fasi iniziali di sviluppo). Se il profilo di acquisizione dovesse essere confermato saranno ancora almeno 9 i miliardi di euro da spendere, che diventeranno almeno 50 complessivamente lungo tutto il ciclo di vita del programma.
Nonostante i recenti annunci soddisfatti di Lockheed Martin (la capo-commessa del progetto) in direzione opposta, i costi per singolo velivolo (in leggera discesa perché il Pentagono sta volontariamente comprando più aerei) continuano a rimanere molto alti se si considerano anche retrofit e completamento di tutte le parti. E lo stesso Pentagono ha dovuto confermare in questi giorni i numerosi problemi tecnici che mantengono bassissima l’affidabilità della flotta. Tanto è vero che è stata posticipata di un anno (ulteriore ritardo rispetto a tutti i programmi iniziali) la firma dei contratti di produzione definitiva full-rate».
Vedi anche la Campagna “No F35”
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