L’ultima parata non gli è riuscita. Ferdinand Rafalimanana, il più grande portiere della storia del calcio malgascio, si è spento a Bordeaux nella notte tra il 29 e il 30 dicembre scorsi, proprio nel giorno del suo sessantasettesimo compleanno.
Una notizia sconvolgente che ha provocato sgomento in tutta l’isola, unendo per un attimo tutte le diverse anime del Madagascar: “È incredibile l’affetto che abbiamo ricevuto in questi giorni da tutti gli sportivi malgasci. Ovviamente non avrei mai voluto dirlo, ma la morte di mio padre è stata occasione di unione, anche sociale. Tutti i malgasci hanno reso omaggio ad un uomo che ha fatto la storia sportiva del nostro paese, andando oltre e superando le diversità, uniti e solidali”, ha dichiarato in un comunicato diffuso sulla stampa locale la figlia Stella.
Del resto, nell’isola dei cognomi chilometrici e impronunciabili, Ferdinand Rafalimanana è una leggenda. Soprannominato Goly Be, Rafalimanana aveva una statura da ciclope ma nonostante questo impressionava per la sua agilità. Si narra, infatti, che fosse capace di balzi prodigiosi e interventi acrobatici, rimasti scolpiti della memoria dei tifosi malgasci. «Abbiamo perso uno dei nostri eroi.
Rafalimana ha fatto grandi cose a livello locale, ma soprattutto a livello internazionale, facendo conoscere il Madagascar in tutta l’Africa continentale grazie alle sue prodezze tra i pali», ha commentato Lucien Luc Randrianantenaina, vicepresidente della FMF, la federazione calcistica malgascia.
Oltre alle esperienze in club storico del calcio malgascio come il Sotema, la Dynamo di Fima e il Fortior Club de la Côte Ouest, le sue imprese le ha firmate alla fine degli anni Settanta con la nazionale. Era quello il leggendario “Club M”, allenato dal tecnico tedesco Peter Schnittger. Una squadra memorabile, di cui assieme a Rafalimana, c’erano tutti i migliori talenti della generazione d’oro del Madagascar, da Kiki a Rakotovao, passando per Rabearisoa.
Il “Club M” scrisse le più belle pagine di storia del calcio malgascio, almeno fino alla Coppa d’Africa del 2019, fermando due superpotenze del calcio africano come l’Egitto e il Camerun, grazie proprio ai miracoli di Goly Be: «Anche un grande campione come Roger Milla, assoluto protagonista di Italia 90′ con i Leoni Indomabili, si complimentò con lui a fine partita», racconta a Nigrizia Jack Mitt, giornalista di Radio Mangarahara.
Adesso, paradossalmente, è iniziata un’altra partita: quella per far rientrare in patria il feretro di Rafalimanana. Per farlo occorrono circa 8mila euro, ma nessuna istituzione sembra per ora disposta a scucirli di tasca propria. La cosa, naturalmente, ha provocato l’irritazione dei tifosi malgasci: «Per tutto quello che ha fatto per i nostri colori, Ferdinand merita un nostro, ultimo regalo. Goly Be deve ritornare a casa sua», spiega con una certa determinazione Bruno Djazoara, ex commissario tecnico della nazionale.
Intanto, diversi gruppi di tifosi ed ex calciatori hanno organizzato una colletta, dandosi appuntamento per l’8 e 9 gennaio ad Analakely per aiutare la famiglia Rafalimanana a trovare i fondi necessari per il rimpatrio della salma.
All’iniziativa parteciperà anche Nicolas Dupuis, l’attuale ct francese della nazionale: «Ha fatto la storia del Madagascar tra gli anni ’70 e anni ’90. Il mio supporto alla famiglia è doveroso».