La sera del 17 marzo, con una dichiarazione trasmessa alla televisione di stato, la vicepresidente della Tanzania Samia Suluhu Hassan, ha comunicato al paese la morte del presidente John Pombe Magufuli e l’inizio di due settimane di lutto nazionale.
Secondo la ricostruzione ufficiale, il presidente, 61 anni, sarebbe morto per complicazioni cardiache. Il suo cuore era in precarie condizioni da una decina d’anni, tanto che funzionava grazie a un pacemaker.
Sarebbe stato ricoverato una prima volta brevemente al Jakaya Kikwete Cardiac Institute di Dar es Salam il 6 marzo scorso. Le sue condizioni si sarebbero aggravate nei giorni successivi tanto da richiedere un altro ricovero, d’urgenza, il 14. Sarebbe morto per ulteriori complicazioni tre giorni dopo, il 17 marzo.
La ricostruzione ufficiale dei suoi ultimi giorni non fuga però i dubbi sul suo effettivo stato di salute nelle ultime settimane di vita. Magufuli, che amava il contatto diretto con la gente, non era più apparso in pubblico dal 27 febbraio, sollevando una ridda di voci sulla sua salute.
Il maggior candidato d’opposizione alle ultime elezioni, Tundu Lissu, dal suo esilio in Belgio aveva fatto trapelare che il presidente era in gravi condizioni per aver contratto il coronavirus e che fosse stato in cura presso un ospedale di Nairobi prima di essere trasportato in India.
Le voci, avviate dall’opposizione ma alimentate anche dalle improbabili smentite del governo tanzaniano secondo cui il presidente godeva di ottima salute ed era solo molto occupato, furono riprese e commentate da tutti i mass media della regione.
Domenica 14 marzo il Sunday Nation, edizione domenicale del Daily Nation, il maggior quotidiano del Kenya, titolava in prima pagina Dark cloud hangs over Tanzania on ‘missing’ Magufuli (Una nuvola scura incombe sulla Tanzania e sulla “scomparsa” di Magufuli), pur riportando nell’occhiello le dichiarazioni del primo ministro tanzaniano, Kassim Majaliwa, secondo cui il presidente era vivo e stava bene.
Anche per quanto riguarda la vera causa della morte, la dichiarazione ufficiale non è del tutto convincente. Tutti i commentatori la inseriscono nel contesto di un paese in cui la pandemia è fuori controllo anche, e forse soprattutto, a causa della scelta di Magufuli di non gestirla secondo i dettami della scienza.
Contro il Covid preghiere ed erbe
Aveva infatti invitato i suoi concittadini a radunarsi nelle chiese per pregare perché Dio li avrebbe protetti dal virus. Aveva sconsigliato di indossare la mascherina mentre consigliava di curarsi con inalazioni, erbe locali e le cure tradizionali per le infezioni respiratorie.
Secondo quanto riportato da The Lancet, l’autorevole pubblicazione medica inglese, all’inizio di febbraio in una conferenza stampa il ministro della sanità, Dorothy Gwajima, fiancheggiata da funzionari governativi come lei senza mascherina, aveva dichiarato di non avere in programma di accettare l’ingresso nel paese dei vaccini contro il Covid-19 perché non erano sufficientemente sicuri. E davanti alle telecamere aveva ingurgitato un intruglio a base di ginger, aglio e limone, indicandolo come la miglior protezione dal virus.
La Tanzania aveva smesso di fornire dati all’Organizzazione mondiale della sanità nell’aprile dello scorso anno e aveva dichiarato che il paese era libero dal virus lo scorso giugno. Ad oggi risultano esserci stati nel paese 509 contagiati e 21 morti in tutto. Ma recentemente alcuni paesi avevano chiuso i confini perché i viaggiatori tanzaniani erano in gran maggioranza positivi ai test imposti all’ingresso sul loro territorio.
Inoltre, trapelavano notizie di numerose vittime in certi gruppi sociali. Secondo un articolo pubblicato lo scorso 3 marzo dal settimanale regionale The East African, nei due mesi precedenti erano morti 25 preti e 60 suore, la maggioranza con sintomi riconducibili al virus. Il dato si basa sulla la dichiarazione di padre Charles Kitima, segretario generale della Conferenza episcopale tanzaniana, che nelle scorse settimane aveva lanciato un allarme, denunciando di dover celebrare ormai più di un funerale al giorno.
Ma nei giorni di incertezza passati, era circolata anche una fotografia di Magufuli con tre politici tanzaniani e il commento che fossero tutti morti molto recentemente. Secondo al Jazeera è sicuramente morto per il Covid-19 il vicepresidente di Zanzibar, Seif Sharif Hamad.
Cinque anni di luci e ombre
Magufuli, diventato presidente nel 2015 per la sua fama di grande lavoratore integerrimo e promettendo una seria lotta alla corruzione, rischia di passare alla storia per lo scetticismo verso la pandemia e la sua mancata gestione, che è già costata la vita a molti tanzaniani.
Una decisione in linea con il soprannome di bulldozer che si è guadagnato nella gestione degli affari del paese, cui ha imposto una deriva autoritaria, con leggi restrittive della libertà di stampa e di opinione, e violazioni dei diritti umani fondamentali. Tristemente famoso il provvedimento che esclude dalla scuola le madri adolescenti, punendo le vittime invece di cercare i veri colpevoli, quelli che le hanno violate, spesso uomini maturi, non raramente i loro stessi professori. Un provvedimento compensato, in parte da una legge che rende inconstituzionali i matrimoni con minorenni.
Ma l’eredità di Magufuli non è completamente negativa. Una delle più rilevanti figure dell’opposizione, Zitto Kabwe, ha twittato che sarà ricordato per il contributo allo sviluppo del paese. Gli va infatti riconosciuto un grande sforzo nell’estendere l’educazione gratuita, per lo sviluppo della rete elettrica nelle aree rurali e la costruzione di altre infrastrutture, come una linea ferroviaria e un oleodotto che dovrebbe trasportare il greggio estratto in Uganda fino al porto di Tanga.
Inoltre gli va riconosciuto un lungo braccio di ferro con le compagnie minerarie per riprendere il controllo delle enormi risorse del sottosuolo, fino ad allora letteralmente razziate senza quasi nessun beneficio per il paese.
Secondo la costituzione, Samia Suluhu Hassan dovrebbe assumere oggi la carica di presidente e portare a termine il mandato di 5 anni, iniziato con la vittoria elettorale del 28 ottobre 2020. Una vittoria contestata dall’opposizione per il clima in cui si erano svolte la campagna elettorale e le operazioni di voto.
Samia Suluhu Hassan è la prima donna presidente nella storia della Tanzania e dei paesi dell’Africa Orientale. Nata nel 1960 a Zanzibar, ha un certificato di Master of Science in sviluppo economico ottenuto nel 2015 in un programma congiunto tra un’università tanzaniana e una inglese.
Ѐ in politica dal 2000, quando fu eletta nel parlamento di Zanzibar. Nel 2010 entrò a far parte del parlamento nazionale e fu nominata ministro per gli affari dell’Unione (tra l’isola di Zanzibar e il Tanganica, la parte continentale della Repubblica Unita di Tanzania). Nel 2015 Magufuli la scelse come partner nella sua corsa alla presidenza. Dopo la vittoria, Samia divenne la prima donna vicepresidente nella storia del paese.
I rapporti politici tra Zanzibar e il governo nazionale non sono stati sempre facili. Il fatto che la presidente sia originaria di Zanzibar potrebbe costituire un problema per gli equilibri di potere a livello nazionale.