Il voto del 7 dicembre sarà fondamentale per il Ghana. Il paese è un modello di stabilità per la travagliata Africa occidentale. Al punto che dal ritorno al multipartitismo avvenuto nel 1992 non solo alcun presidente, ma neanche alcun partito è riuscito a rimanere al potere più di due mandati. Questo record, principale cartina tornasole del funzionamento di una democrazia secondo i parametri occidentali, rischia di essere messo a repentaglio dal voto.
A cambiare quest’anno è soprattutto il peso crescente nel nord del paese del candidato di governo, l’attuale vice presidente Bawumia. Le regioni settentrionali sono tradizionalmente roccaforte dell’ex presidente Mahama, che corre nuovamente dopo due sconfitte di fila alle ultime consultazioni e che è l’avversario più credibile del rappresentante della maggioranza.
Ma al Ghana è bene guardare anche per altre ragioni.
Per il paese passano i paralleli di due grandi crisi che affliggono l’Africa: la dipendenza dalle materie prime come l’oro, la cui estrazione sregolata è stata al centro di settimane di proteste. E poi la trappola del debito, su cui Accra ha fatto default nel 2022. Come il Ghana voterà in questo contesto, ci dirà qualcosa in più delle prospettive del continente.
Il paese andrà al voto il 30 ottobre. Elezioni che si preannunciano come le più competitive nella storia del Botswana. Il paese è considerato da tempo una delle democrazie multipartitiche più stabili e longeve dell'Africa, apprezzata per i suoi successi quali l'indipendenza della magistratura e il rapido passaggio di potere da un presidente all'altro. Presidenti, tuttavia, usciti sempre dal medesimo partito, il Botswana Democratic Party (Bdp) al timone del paese sin dall'indipendenza dalla Gran Bretagna, nel 1966. Ma il ricco Botswana è anche attraversato da grandi diseguaglianze sociali e scarsa inclusione sociale. E poi l’economia è troppo diamante dipendente. Il deprezzamento attuale del minerale assottiglia le casse statali. Per questo in Botswana potrebbe accadere ciò che è successo nelle ultime elezioni sudafricane: costringere il Bdp a governare in coalizione.
Uno stato «assente e autoritario» svanisce quando c’è da garantire i servizi di base e il rispetto dei diritti dei cittadini ma torna a palesarsi, con tutta la forza di cui dispone, quando si avvicinano gli appuntamenti elettorali. Le uniche occasioni in cui il potere che cerca di conservare può sfuggirgli di mano. La definizione è contenuta in uno degli articoli che compone il dossier di questo mese e sembra ben descrivere il Mozambico che da 50 anni è governato dal Frelimo.
Il paese torna alle urne il 9 ottobre e Nigrizia vi racconta di come i mozambicani si preparino a una riconferma che sembra annunciata. Eppure il paese di cui scriviamo in questo numero è tutt’altro che immobile. L’eco delle proteste popolari delle elezioni legislative dell’ottobre 2023 non si è ancora spento del tutto e adesso prende le sembianze di Vicente Mondlane, candidato che pare raccogliere le istanze dei giovani scesi in piazza allora. E poi c’è la società civile, che ha imparato a conoscere il gioco di pieni di vuoti – a proposito di autoritarismi e assenze – con cui il partito controlla il paese e che è pronta a ribattere al suo potere punto per punto.
Le elezioni in Algeria sono state anticipate a settembre. La scelta del presidente preannuncia un evento molto controllato. Per decenni, l’esercito algerino è stato tra gli attori dominanti in un paese strategicamente importante del Nordafrica. Un attore che ha garantito al Fronte di liberazione nazionale (Fln) di rimanere al potere. Il presidente Tebboune, ex primo ministro di Bouteflika e a lungo al potere, rappresenta la perpetuazione di questa struttura di potere che ha il controllo della camera alta del parlamento e del Consiglio superiore della magistratura. Un paese che sta restringendo sempre più gli spazi di libertà, con il movimento Hirak rimasto solo un ricordo. E se è la sua economia è la quarta del continente è anche vero che dipende troppo dal mercato degli idrocarburi
A quasi tre anni dall’assassinio del presidente Jovenel Moïse, il paese caraibico rimane in balia di un futuro affossato. Di lui si parla troppo poco e sempre quando viene colpito da un dramma, sia politico o naturale, come i devastanti terremoti che l’hanno afflitto a più riprese oppure le periodiche e sanguinose rivolte delle bande armate. Un paese che pare non liberarsi mai dal suo peccato originale: essere stata la prima nazione dove gli schiavi neri si sono guadagnati, a inizio Ottocento, l’indipendenza; e allo stesso tempo essersi trasformata nella vittima di un gigantesco pizzo di stato impostole dagli ex colonizzatori francesi che si son vendicati dello sgarbo subìto. Tolti i soldi e la sicurezza, agli haitiani non rimane che consumare il tempo presente. Con la sola speranza di poter andarsene un giorno
Il paese, a 30 anni dalle prime elezioni libere, è stanco del partito che fu di Mandela. Nella nazione arcobaleno i colori si stanno sbiadendo. È in atto un cambiamento: molti fedeli elettori chiedono il conto ai leader dell’Anc delle promesse mancate: dal fallimento nella lotta alla corruzione alla povertà, dall'inquinamento all'alto tasso di disoccupazione e al deterioramento dell’economia e dei diritti sociali. Molti sono sfiduciati. Guardano da un’altra parte. Così la formazione del presidente Ramaphosa rischia di veder eroso il patrimonio elettore costruito nel dopo apartheid.
Il Rwanda di oggi è grande come il partito che lo governa, il Fronte patriottico rwandese (Rpf) del leader Paul Kagame. La formazione al potere è ingombrante al punto da determinare ciò che è possibile indovinare del paese guardandolo da fuori: la luce che riflette ne illumina alcuni aspetti mentre l’ombra che proietta ne oscura altri.
Vale anche per quanto concerne il genocidio del 1994: la tragedia avvenuta fra aprile e luglio di quell’anno, quando estremisti della comunità hutu uccisero centinaia di migliaia fra persone tutsi e hutu su posizioni moderate, può essere ricordata solo dall’angolazione decisa dal Fronte. A sostenerlo sono gli autori del dossier di questo mese; tre giornalisti ruandesi - hutu e tutsi - che in Rwanda sono cresciuti ma che adesso vivono all’estero. Il loro punto di vista non nega in nessun passaggio la violenza del genocidio, ma invita ad aprire un dibattito sui crimini commessi dal RPF per poter arrivare a una riconciliazione autentica. Quella millanta da Kagame infatti, non esiste per le tante persone che non sono libere di esprimere il loro dolore. Così come, scoprirete, non c’è traccia dello scintillante Rwanda messo in vetrina dal presidente, se lo si guarda dall’altro lato del vetro…
A giugno si svolgeranno le elezioni presidenziali dove l’attuale capo di stato probabilmente cercherà la riconferma. Elezioni su cui inevitabilmente calerà l’ombra del rivale incarcerato Ould Abdel Aziz, e lo scetticismo generale verso il sistema di potere che innerva il paese, nonostante alcuni successi economici. Potere ancora gerarchizzato, dove ricopre un ruolo centrale la religione islamica. Ma sono compromessi i diritti fondamentali per chi sta sotto nella scala sociale. Il terrorismo islamista tenuto, per il momento, alla larga e l’atteso boom economico grazie ai nuovi giacimenti di gas saranno elementi decisivi per consolidare il consenso?
Il “faro della democrazia” dell’Africa occidentale. Così è immaginato e vissuto il Senegal. Per la sua storia. Per le sue tradizioni. Per la sua economia e per le sue pratiche politiche. È cambiato qualcosa oggi? Forse c’è maggior inquietudine che in passato. Il voto del 25 febbraio è carico di incognite e dal risultato incerto, con il presidente uscente Macky Sall che ha gestito in modo ambiguo le ultime fasi del suo “regno”. L’economia ha certamente ottenuto buoni risultati in questi anni. Ma è profondo il cratere sociale lasciato da questi successi, con una disoccupazione endemica che fatica a diminuire. E la speranza di molti giovani naufraga, così, in un oceano sempre più scuro. C’è poi il capitolo (in)sicurezza con le minacce jihadiste che arrivano dal Sahel e che preoccupano. Sì, resta un paese faro. La cui luce, tuttavia, è meno potente di quella attesa.
L’Etiopia è uno degli antichi imperi cristiani, costituitosi nel IV secolo dopo Cristo con la conversione del sovrano Ezana. Oltre a Natale (Genna) e Pasqua (Fasika), rivestono un ruolo di assoluta preminenza due festività celebrate in tutte le chiese: il Meskel (la croce) e il Timqet (il Battesimo di Gesù). Si tratta delle due solennità religiose partecipate in massa dagli etiopici, religiosi e fedeli laici. Il paese del Corno d’Africa è noto nel continente per la profonda fede e l’antica tradizione di spiritualità e religiosità popolare. Tutti attendono con trepidazione l’arrivo di queste solennità e si preparano per tempo alle celebrazioni legate ai due importanti appuntamenti annuali. Al Meskel e al Timqet è dedicato questo dossier fotografico corredato di brevi testi e didascalie
Se nelle elezioni del 2018 la parola “cambiamento” si sentiva pronunciare a piena voce, oggi viene appena bisbigliata dai 44 milioni dai elettori. Troppa la delusione per l’esito pilotato del voto di cinque anni or sono e troppo evidente che la svolta, attesa perlomeno dalla caduta di Mobutu quasi trent’anni fa, è ancora di là da venire.
Cercare di comprendere i problemi e le prospettive dell’Eritrea di oggi sembra implicare due sforzi di natura diversa: il primo è quello di ripercorrere con attenzione la storia del paese, analizzando la traiettoria prima rivoluzionaria e poi autoritaria del presidente Isaias Afwerki, al potere da 32 anni. Questo, tuttavia, senza rimuovere un dato: l’Eritrea non è sempre stato il paese osteggiato da buona parte della comunità internazionale come lo è ora. Anzi, per un breve periodo è stato visto come una speranza per il Corno d’Africa. Il secondo elemento sta invece nell’accogliere la paura di chi è fuggito dalla condizione di enorme prigione a cielo aperto che il paese rappresenta per molti. Un paese che vive una povertà diffusa e un’asfissiante sistema di controllo la cui vittima è la popolazione.
Nulla è immobile però. Nuovi e vecchi partner internazionali si affacciano alla porta del regime. A trasformarsi sono anche le forme del dissenso: tanti giovani della diaspora hanno avviato una forma nuova di agire contro il regime.
Non è solo la povertà o i cambiamenti climatici, o l’avanzata del jihadismo ad accomunare i diversi paesi della regione. Parallelismi si possono trovare anche nella sfiducia nello strumento della democrazia come migliore forma di governo. Sono tanti i punti di vista con i quali leggere una realtà complessa com’è questa regione. Noi ne proponiamo alcuni
Il controverso presidente Weah ha un pessimo curriculum di governo, ma nessun candidato sembra abbastanza forte da sconfiggerlo nel voto di ottobre. Il più autorevole sembra essere Joseph Nyumah Boakai, un candidato d’antan, buono per tutte le stagioni. La temperatura sta comunque salendo rapidamente nel paese.
Il processo di democratizzazione del paese appare un problema complesso dove s’intrecciano problemi locali e di respiro più ampio. La grave situazione economica e il metodo repressivo adottato dal partito al potere rendono a rischio l’appuntamento agostano.
Il palazzo presidenziale nella capitale Libreville è il simbolo di una famiglia che ha determinato le sorti del paese da più di cinquant’anni. Prima il padre Omar Bongo, legato a Parigi e al sistema Françafrique, e dal 2009 il figlio Ali che il prossimo agosto si presenta per un terzo mandato da presidente.
La Repubblica democratica del Congo è una calamita per gli interessi, non disinteressati, delle superpotenze. La sua ricchezza mineraria la rende potenzialmente uno dei paesi più ricchi del pianeta. Eppure è tra i più poveri. Con uno sfruttamento delle risorse che mette a rischio il suo stesso territorio. Il dossier affronta il tema, già molto dibattuto anche su queste pagine, con chiavi di lettura insolite...
Dopo oltre 40 anni di conflitto, questa enclave senegalese ha sviluppato una sorta di sindrome da sdoppiamento di personalità: da un lato il ricordo, ravvivato periodicamente, dalle azioni militari e dei rapimenti della milizia; dall'altro la volontà di voltare pagina, particolarmente evidente tra i giovani e sulle coste piene di turisti...
La modernizzazione intrapresa dal presidente Patrice Talon - giunto al secondo mandato pur facendo traballare le istituzioni democratiche - sta dando risultati altalenanti e riguarda soprattutto il sud del paese...
Quelle del 25 febbraio saranno le elezioni più importanti dell’anno. E non solo in Africa. La Nigeria, con i suoi 93 milioni di elettori è la seconda democrazia presidenziale al mondo ...
Due appuntamenti elettorali, in Nigeria e in Rd Congo, gli equilibri politici nel Corno d’Africa. La disputa tra Francia e Russia per prevalere .... Angola, Mozambico ...Un altro anno impegnativo
A poco più di un anno dal colpo di mano di Kais Saied, il paese torna al voto. Un esercizio democratico? Con le istituzioni svuotate dal presidente e con i cittadini esasperati dalla crisi economica e dalla drastica riduzione del potere di acquisto, è ragionevole il timore di una deriva autoritaria e populista del paese, considerato il principale alleato dell’Europa nel Nordafrica
«La nuova Algeria», slogan diffusosi dall’arrivo al potere di Abdelmadjid Tebboune nel dicembre 2019, non sembra affatto discostarsi
dall’autoritarismo dell’ex presidente Bouteflika. Ma il paese resta un pernodella politica energetica occidentale.
“Io sono la vite, voi i tralci. Radicati in Cristo insieme a Comboni”. Il XIX Capitolo generale dei Missionari comboniani (Roma, giugno 2022), si è confrontato con problematiche di oggi per indicare le piste da seguire nei prossimi 6 anni.
Rimane ancora un punto di riferimento per i paesi dell’Africa occidentale, ma oggi si deve confrontare con una crisi economica di una certa rilevanza e con la minaccia del terrorismo di marca jihadista,.
Sono quattro i candidati che si contenderanno la presidenza del Kenya il prossimo 9 agosto. Ma solo due hanno reali possibilità: l’attuale vicepresidente William Ruto e il veterano della politica Raila Odinga. Il ricordo delle ultime violenze postelettorali è sempre incombente.
Un tipo di sardina che si pesca nelle acque del paese dell’Africa occidentale fornisce all’alimentazione dei senegalesi il 75%
delle proteine animali. Ma ora in via di estinzione perché preda dei pescherecci di Europa, Cina, Turchia e Russia.
Nel ripercorrere le vicende malgasce di questi anni si matura la convinzione di trovarsi di fronte a una nazione incompiuta. Perché
non ha saputo esprimere leader politici all’altezza delle sfide ...
Sono trascorsi già 36 anni da quando Yoweri Kaguta Museveni ha conquistato il potere. E niente lascia pensare che intenda mollarlo. Anzi, sembra proprio stia preparando la strada al figlio Muhoozi Kainerugaba per la successione.
Il partito che ha liberato i sudafricani dalla morsa dell’apartheid e che da quasi trent’anni guida il governo ha da poco festeggiato i 110 anni dalla sua fondazione. Ma è stata una ricorrenza venata di preoccupazioni. Perde così consensi .. in vista del voto del 2024,
Il paese della “maledizione delle risorse” vive un anno strategico con le elezioni ad agosto. Un passaggio importante per capire se l’appena
accennata transizione economica, che viaggia tuttavia a ritmi ancora troppo lenti, coincide anche con un passaggio delle leve del potere.
Anche dopo il Forum di Dakar appare chiaro come l’Africa non possa fare a meno della Cina. Ma allo stesso tempo i paesi continentali continuano a subire gli effetti di un’asimmetria, frutto dell’assenza di un quadro politico coerente nei confronti di Pechino. Scambi commerciali, investimenti, crediti, presenza militare, diplomazia sanitaria: sono strumenti che consentono, nonostante il mal di pancia di alcuni paesi africani, un cammino agevole dell’Impero di mezzo nel continente.
Dieci fotografie. Dieci immagini dal cielo. Dieci “Ritratti d’Africa”. Li abbiamo definiti così questi scatti catturati, per il dossier di Nigrizia, da
Placemarks.
Controllare. Respingere. Rimpatriare. È la politica italiana della chiusura delle frontiere. Una politica fatta di accordi su respingimenti e rimpatri, tecnologie per la sorveglianza dei confini nei paesi di transito, ma anche progetti di sviluppo pensati per trattenere africani e africane nei loro paesi.
Quali leggi regolano il possesso della terra, quali i meccanismi dell’accaparramento, quali strumenti di difesa possono utilizzare le comunità locali, quali posti di lavoro genera l’agrobusiness.
Il paese si è dato istituzioni democratiche che funzionano a singhiozzo e subiscono le interferenze delle élite politico-militari. Sul carro dell’economia di mercato senza una classe dirigente in grado di padroneggiarne i meccanismi.
Un’indipendenza inseguita per decenni. E una volta raggiunta, subito piegata all’imperativo dell’appartenenza etnica, funzionale al controllo delle istituzioni, delle risorse, del territorio.
Muovendo da una elaborazione condivisa della memoria della guerra civile e molto altro ... tracciare una strada socioeconomica percorribile per tutti
Le violente proteste in piazza dopo l’arresto dell’oppositore Ousmane Sonko. I giovani tentano la fuga via mare verso le Canarie, con una impennata dei viaggi. Il paese dell’area occidentale, vive una delicata fase di transizione politica e sociale.
Al cuore della Fratelli tutti (Ft) il sogno di papa Francesco di una Politica (Ft 154-197) capace di recuperare lo stile del vangelo.
Non solo discariche a cielo aperto, pozzi di petrolio e deserto. Oltre alla narrazione emergenziale che riempie il mondo dell’informazione, c’è un altro continente da raccontare.
In quanto consumatori, siamo tutti terminali di una filiera produttiva tutt’altro che impeccabile per ciò che riguarda i diritti dei lavoratori. E se poi questi lavoratori appartengono a categorie deboli, come quella degli immigrati, i diritti si assottigliano.
Sono trascorsi 30 anni dalla fine della dittatura di Menghistu e del Derg e dalla nuova Costituzione del 1994, che inaugurerà una forma inedita di federalismo etnico. Uno strumento pensato per evitare la disintegrazione di un paese millenario. Oggi quel modello è in crisi.
A 60 anni dall’indipendenza dal dominio coloniale, la Nigeria si trova ad affrontare oggi gravi problemi economici, etnici e di sicurezza. Le proteste del movimento #EndSARS contro le violenze della polizia: una grande piattaforma rivendicativa dei giovani ...
L’appuntamento annuale a Touba (Senegal) alla tomba di Cheikh Ahmadou Bamba, il fondatore della confraternita sufi dei muridi, rappresenta un forte senso di appartenenza di una comunità, che vuole ribadire la sua presenza e la sua vitalità.
L’ottobre missionario riparte per la famiglia comboniana con la nuova sfida di un cantiere aperto che vuol raccogliere e dare fiato a tante
iniziative su tutto il territorio nazionale. per realizzare il sogno della fratellanza universale insieme a tantissime altre realtà.
Quando pensiamo all’urbanizzazione africana crescente, immaginiamo lo skyline di Lagos, ecc. Ma i dati e le analisi degli esperti
dimostrano com’è nelle piccole e medie città che si sta giocando (e si giocherà) il futuro del continente.
Siamo abituati a riflettere sui drammi del mancato soccorso in mare e su quanto accade in Libia. Ma tendiamo a ignorare che la violenza è dentro l’Europa, lungo i suoi confini, dentro i territori che noi stessi abitiamo...
Nonostante lo stato maggiore del Lord’s Resistance Army in Repubblica Centrafricana sia stato dimezzato, il gruppo armato continua a operare. Ma in città si stanno diffondendo pratiche di accoglienza per ospitare i ragazzi traumatizzati..
Dio, dove sei? Domanda che ne presuppone un’altra: che idea ho di Dio? Abbiamo chiesto a tre teologi, a un missionario e
a un vescovo di osare una risposta.
L’attuale modello di economia di mercato di stampo liberista non sta in piedi: accresce le diseguaglianze e non è sostenibile. Tra gli impegni di Papa Francesco: trasformare queste dinamiche economiche nella logica di uno sviluppo umano integrale.
Sono pochi tre anni per scrollarsi di dosso le incrostazioni di una dittatura più che ventennale. Eppure i gambiani erano convinti di aver avviato una transizione complicata ma credibile. Oggi devono fare i conti con le divisioni politiche ....
Lo scopo del progetto Grande muraglia verde è di arginare il degrado delle terre e la desertificazione ambientale e sociale, favorendo un’economia ecosostenibile. Ventidue i paesi coinvolti..
Dal Nord Africa con i regimi sempre più traballanti ; dall’Africa occidentale fresca di voto al Corno d’Africa; dai Grandi Laghi dove predomina l’instabilità all’Africa australe...
Centrafrica: dal referendum sulla nuova Costituzione (2015) e dalle successive elezioni sembra imboccare una transizione verso la stabilità e la chiusura definitiva della guerra civile. Ma la transizionesi allunga e i nodi non si sciolgono.
Storie di tangenti di imprese italiane in Africa: dall’Algeria alla Nigeria, dal Congo al Kenya, dal Lesotho al Sudafrica.
Sinodo dei vescovi dell'America Latina: le scelte della Chiesa, le sfide per la cura dell’ambiente.
Viaggio nella società civile nord-africana.
Il web sta cambiando la vita a milioni di africani. Con i giganti del settore che stanno investendo molte risorse. Lo sforzo di molti paesi, così, è provare a essere protagonisti di questo cambiamento. E non attori passivi.
La vita scorre anche dentro i conflitti. Bisogna saperla vedere e raccogliere. È quanto ha fatto la fotografa Fati Abubakar con il suo lavoro di documentazione nelle aree dello stato di Borno, nordest della Nigeria, colpite dai jihadisti.
Nel 2009 il contadino Suleimane Hassanesi trovò casualmente sul suo terreno, nel nord del Mozambico, un rubino. Una scoperta che ha attirato migliaia di persone con la nascita di centinaia di miniere illegali.
Castel Volturno: migliaia di braccianti e manovali. Arrivati in Campania da Nigeria, Ghana, Costa d’Avorio, Burkina Faso… si sono ritrovati in uno slum senza diritti, in balia del caporalato gestito dalla camorra e fianco a fianco con italiani,
Vi convivono variegate etnie e culture ... il partito dell’indipendenza (dal Sudafrica) si percepisce socialista, ma governa da liberista, la terra
e la prosperità sono appannaggio di una minoranza.
Il decreto Salvini, prodotto e sostenuto da mesi di propaganda sulla sicurezza e contro il «business dell’immigrazione», presenta elementi di incostituzionalità; favorisce, di fatto, marginalità ed esposizione dei migranti a fenomeni di criminalità.
A Kafa, la provincia sudoccidentale del paese, la coltivazione e il sapere delle popolazioni che ci vivono diventano il filo conduttore per un viaggio nel cuore profondo dell’Etiopia.
"Land grabbing": il fenomeno mondiale dell’accaparramento delle terre sembra mostrare delle crepe. Gli effetti sulla popolazione, però, non accennano ad attenuarsi.
Guinea Equatoriale: Un disegnatore di racconti a fumetto, un dittatore che imperversa da quarant’anni. L'artista Ramón Esono Ebalé e Teodoro Obiang Nguema. Una graphic novel per capire che cosa sta accadendo.
Lo Swaziland ha cambiato nome. Ora si chiama eSwatini (“la terra del popolo swati”). Stretto tra Sudafrica e Mozambico, il piccolo regno è malgovernato ma la società swati guarda con distacco a ciò che avviene nel Palazzo.
Il racconto “sovranista” «Siamo invasi» non coincidano con la realtà. Gli spostamenti maggiori sono all’interno dell’Africa. Ci sono opportunità colte anche da noi italiani, che scendiamo per un’occupazione, per fare business…
Repubblica Centrafricana: l’analisi di una crisi che viene da lontano. Tre reportage per capire se e come la società reagisce al conflitto permanente. La testimonianza del vescovo di Bangassou.
La decolonizzazione post seconda guerra mondiale innesca un radicale cambiamento del modello di missione. Un cambiamento che coglie impreparati molti missionari. Convinti della supremazia culturale dell’Occidente ...
A pochi chilometri da Accra. La più estesa discarica africana di rifiuti elettronici. Molti promettono di smantellarla. Ma questa è una gallina dalle uova d’oro, dove a lucrare sono in molti. Tranne i disperati.
Le realtà afro nel nostro paese sono dinamiche e variegate. Pronte a divenire interlocutori delle istituzioni e soggetti attivi nel co-sviluppo. Le diaspore necessitano una rappresentanza competente, reale e univoca.
La conquista militare dell’impero d’Etiopia avvenne anche grazie all’avallo della Chiesa per fondare nuove missioni e ampliare quelle esistenti. Una lettura storica di quel tempo.
Mentre l’Occidente interpreta l'Africa con criteri logori (solo fame e sfacelo) o impauriti (migrazioni) , il continente parla di sé con eleganza, creatività e voglia di fare. Avviene nel sistema moda.
Abbinando proverbi africani agli scatti di un viaggiatore.
Laas Geel era un’oasi. Oggi è un rilevante sito archeologico dove si trovano pitture rupestri che risalgono anche a 10mila anni fa. Siamo in Somaliland, regione della Somalia che da un quarto di secolo si amministra da sé, in pace.
Il 5° incontro Africa-Europa ad Abidjan (Costa d'Avorio): molti i temi sul tavolo, un focus particolare sarà dedicato ai giovani e al loro futuro. Ma il rischio è che le discussioni vengano monopolizzate dalle tematiche migratorie.
Il cammino percorso deve rimanere aperto alle nuove sfide della missione: le testimonianze di sette comboniani in Africa, America Latina, Asia ed Europa ne indicano la direzione. Nella scelta degli ultimi, nella vicinanza alla gente ...
Non è scontato poter mangiare tutti i giorni o avere accesso alla cure mediche. Eppure c’è, ma non basta, una Carta africana a difesa dei diritti civili, politici, economici e sociali.
Kenya al voto come 4 prima: stessi candidati, stesse dinamiche con le appartenenze etniche. Ma il paese vive una pesante crisi alimentare. L’appello dei vescovi contro la corruzione e per una politica integerrima.
Di carcere si parla poco. Soprattutto ora che quegli spazi sono sovraffollati anche di stranieri. Nigrizia per la prima volta nella sua storia dedica un dossier alla vita degli africani in carcere.
Una voce dell’Africa, una voce alta che, attraverso l’arte e la politica, svela le visioni del mondo che animano il continente e denuncia gli inciampi che lo frenano. Wole Soyinka: primo premio Nobel africano per la letteratura.
È una via possibile: responsabilizzare le comunità migranti già integrate sul territorio a farsi carico, in parte, degli stranieri che arrivano.
L’esperienza nel foggiano conforta. Ma la strada non è priva di ostacoli.
Il paese dell’Africa occidentale esce stremato dalla pandemia ebola ed è ancora alle prese con problemi di corruzione e di traffi ci illeciti.
Ma i due mandati di Alpha Condé hanno aiutato a trovare la svolta.
Proponiamo un percorso fotografico attraverso il paese che compie sessant’anni di indipendenza e si è qualificato come un esempio di democrazia nel continente.
Africa e Occidente. Quando la fotografia africana contemporanea colma davvero la distanza
Il paese del Corno d’Africa, ex colonia italiana, vive una stagione difficile, con una quotidianità segnata ancora da violenze. Non mancano, tuttavia, segnali positivi di cambiamento che fanno breccia in un orizzonte scuro.
Fiume Congo: 4 milioni di km², 5 paesi interessati, 100 milioni di persone che vi vivono. La difficoltà è trovare il giusto equilibrio tra il tutelare la flora e la fauna di quel paradiso della biodiversità e garantire i diritti alle comunità.
Gli inviti di papa Francesco non sono caduti nel nulla. Sono numerose le realtà ecclesiali che si sono aperte ai bisogni dei richiedenti asilo. Da Catania a Venegono Superiore (Varese), da Fiesole a Napoli e Genova.
Complici alcune letture etnografi che, i dogon sono stati confinati in una dimensione ancestrale e mistica. È invece un popolo che vive di relazioni, di commerci, di scarsità, che conosce il dolore dell’emigrare.
Sud Sudan. Il referendum ha stabilito la nascita del nuovo stato. Parto prematuro? Manca una leadership capace di creare coesione, stabilità e in grado di gestire l’inevitabile confronto politico e petrolifero con il Sudan.
Non è vero che la gestione dei migranti e dei rifugiati in Italia sia solo caotica. Esistono storie, relazioni, politiche – tutte costruite dal basso e spesso in piccole realtà – che rappresentano possibili progetti di convivenza.
L’arte contemporanea africana era sveglia e in movimento anche prima che il mercato internazionale si decidesse a “scoprirla”. Possiamo rendercene conto, analizzando spinte e spazi culturali, artisti e soggetti.
Attendono perché non sanno che cosa li aspetta e sono abituati a farlo. Ci sono regole scritte e non scritte che intralciano il loro passo. Attendono l’occasione buona. Così i migranti attendono di tornare a vivere pienamente.
In un continente dove spesso mancano o sono limitate le libertà fondamentali, comincia a emergere un attore collettivo nuovo: i movimenti cittadini con le loro contestazioni. Soprattutto in Africa occidentale e centrale.
I golpe non sono stati estirpati e la durata al potere in molti casi è ancora lunga. Ma è altrettanto vero che sempre più paesi conoscono la via elettorale e il ricambio di leadership.
Nelle tre tappe di Kenya, Uganda e Repubblica Centrafricana, papa Francesco ha toccato molti argomenti. Ma al centro di ogni riflessione c’erano gli ultimi, i più bisognosi.
Riscaldamento globale, l’inquinamento dell’industria petrolifera ed estrattiva, accaparramento delle terre. Si comprende perché il continente è chiamato spesso in causa nell’enciclica Laudato si’, che un cambio di rotta.
Secondo gli studiosi 13 le situazioni conflittuali di varia intensità. Numerosi eserciti irregolari, stranieri e di mercenari, con flussi finanziari illegali dall’Africa a circa 50 miliardi di dollari all’anno.
Il Sinodo dei vescovi sulla famiglia deve rispondere ad alcuni aspetti critici nella Chiesa e nelle società africane. Tra i temi: le unioni poligame, gli obblighi delle vedove, le coabitazioni e i genitori “single”.
Territorio strategico per il controllo delle rotte petrolifere. Ambìto dai militari. Area di forte emigrazione e, oggi, anche di immigrazione, con il business in crescita della tratta di esseri umani. Paese piccolo, ma all’incrocio di mille interessi.
Quando l’arte serve a sconfiggere la povertà. Giovani aiutati a trasformare il loro talento in una professione. L’esperienza tanzaniana e kenyana.
All’integrazione dei musulmani in Italia concorrono anche gli orientamenti degli imam e dei luoghi di culto, oltre che una riforma della religione islamica.
Un paese al voto, avidamente incamminato sulla strada dello sviluppo; con un’economia in forte crescita; orgoglioso della sua storia. Ma democrazia e tutela dei diritti non rientrano tra le sue priorità.
Solo il regime di El-Bashir può invocare il dialogo nazionale, infischiarsene di tre conflitti armati, dividere e reprimere il dissenso. Il grosso degli oppositori boicotta le elezioni, dice a El-Bashir di togliersi di torno.
Il presidente uscente Ouattara punta alla riconferma, grazie al supporto dell’amico-nemico Bédié. Anche Laurent Gbagbo, sotto processo per crimini contro l’umanità, non dispera di riacciuffare la massima carica dello stato.
Liberatasi dal colonialismo britannico, la società zambiana ha conosciuto il socialismo di Kaunda ed è approdata a un regime democratico. Senza guerre. Ma continua a fare i conti con una bassa qualità della politica.
Mozambico. Non deve trarre in inganno il successo (con trucco) del Frelimo. Il partito-stato è logoro. La rabbia è diff usa. C’è disagio anche nelle giovani leve del partito per le quali non è più una bestemmia parlare di condivisione del potere con le opposizioni. Ma quali?
Expo 2015. Pur emarginata dall’agrobusiness, la piccola agricoltura rimane la spina dorsale della produzione mondiale. I poteri pubblici dovrebbero valorizzarla. È la via maestra per garantire a tutti l’accesso al cibo e salvaguardare ambiente e biodiversità.
Compie 150 anni il Piano per la rigenerazione dell’Africa. L’opera di Comboni continua a indicare una via della missione.
Tema Manhean doveva essere una città modello nel Ghana post-colonizzazione. Un progetto-vetrina per N’Krumah. Oggi è uno slum. Un architetto e un fotografo l’hanno studiata e hanno scoperto come questo luogo sia, in realtà, il simbolo di un’urbanizzazione africana in cui si sono erose l’identità e la cultura di chi abitava quelle terre.
Nata dall’incontro tra la religione vodù e il cristianesimo, la Chiesa cristiana celeste conta mezzo milione di adepti. Con il loro battesimo, i loro sacerdoti, la loro trance visionaria, i loro balli.
RESISTENZA IN MOVIMENTO: Il popolo della pace è tornato allo scoperto e ha ripreso a camminare con determinazione ed entusiasmo. Sa che deve macinare tanta strada nel segno della nonviolenza. Ecco il racconto del primo chilometro.
Negli ultimi anni si è innescato un evidente processo di crescita, grazie a fattori macroeconomici, a una gestione pubblica più attenta, a una certa stabilizzazione politica e a un andamento favorevole dei prezzi internazionali delle commodities. Il futuro è delle “economie dei leoni”.
Il Fronte patriottico rwandese e il capo supremo Paul Kagame hanno creato una trappola totalitaria. Che sta in piedi perché troppi, anche nella Chiesa, si ostinano a fi ngere di non vedere.
Fotoreportage dalle Afriche
1963-2013 / La storia non fa sconti. Gran parte dei propositi dell’indipendenza sono rimasti sulla carta. Democrazia e sviluppo sono ancora cantieri aperti.
Rimangono molti meccanismi da perfezionare, ma è in atto un sistema di sicurezza continentale che mette in primo piano collaborazione intergovernativa e regole condivise. Per prevenire e risolvere i conflitti, proteggendo innanzitutto i cittadini.
Brasile: reportage sulle trasformazioni, le contraddizioni e le disuguaglianze della nazione verdeoro.
Sono 1600 e lavorano in 34 paesi. Si dedicano soprattutto alla promozione dell’istruzione e alla formazione dei leader di domani. Così preti
e fratelli della Compagnia di Gesù contribuiscono alla trasformazione della politica e della società.
A dieci anni dalla canonizzazione (5 ottobre 2003), è più che mai necessario che i comboniani, al pari degli altri istituti missionari, cambino passo. Lo impone l’invecchiamento della “macchina” missionaria eurocentrica e la geografia sempre più internazionale delle nuove vocazioni. Il che esige coraggio e il rinnovamento del carisma.
In Italia è deficitaria la programmazione dei posti per rifugiati e richiedenti asilo, che a fine 2012 erano oltre 82mila. Importante l’esperienza
dello Sprar. Ma insufficiente. Indispensabile facilitare percorsi di accesso ai servizi nei territori.
Hanno contribuito a far sbocciare le “primavere arabe”, ma i regimi che ne sono usciti penalizzano i diritti e la libertà delle donne.
Proclamatosi indipendente nel 1976 con il nome di Repubblica Araba Sahrawi democratica e membro dell’Unione africana dal 1982, questo stato c’è senza esserci. Lo tengono insieme la coesione e la resistenza del suo popolo e del Fronte Polisario, il movimento di liberazione sorto nel 1973. Che si battono col Marocco e con la comunità internazionale. Per esserci.
L’Organizzazione dell’unità africana – e dall’8 luglio 2002 l’Unione africana (Ua) – ha raggiunto i 50anni. La sua crisi è la stessa vissuta da altre organizzazioni internazionali, come l’Unione europea. L’Ua del post-Gheddafi dovrebbe cogliere l’occasione di questa crisi per rilanciare, non solo a parole, gli ideali che hanno sovrinteso alla sua nascita.
Don Tonino Bello non avrebbe mai voluto una celebrazione della sua persona e della sua vita, restio come era ai trionfalismi. Qui raccogliamo la voce di chi lo ha conosciuto e stimato perché ci aiuti a riscoprire l’attualità della sua testimonianza di profeta della pace, vicino ai poveri e seguace di Gesù di Nazaret.
Se è vero, come ha scandito il filosofo greco Eraclito, che il carattere dell’uomo è il suo destino, possiamo affermare che a costruire la storia dell’Emi sono state le personalità, i caratteri appunto, degli istituti missionari.
In piena crisi maliana – con l’intervento militare di Parigi in risposta all’avanzata di Al-Qaida e con uno scenario mutevole – abbiamo scelto di soffermarci sulle caratteristiche e le dinamiche dell’islam in due paesi che confinano con il Mali. L’intento è di comprendere se l’islam radicale può trovare terreno favorevole per estendersi anche in realtà dove gran parte della popolazione professa il credo sufi, mistico e dialogante, e dove l’islam collabora con le istituzioni laiche.
La storia ci insegna che la condivisione di un corso d’acqua ha spinto gli stati a cooperare più che a combattersi. Mai come oggi, tuttavia, il corso del Nilo è affollato di interessi e minacce. Il significato economico e il peso del fiume muta sempre più da stato a stato. Il timore è che l’incapacità di contemperare le ragioni degli uni e degli altri possa trasformare il confronto in conflitto.
Ci ha indicato, con il suo agire politico, che è possibile trovare una via per avvicinare posizioni antagoniste e per costruire una storia diversa anche quando sembrano non esserci alternative.
Dalla metà degli anni ’90 si assiste a una progressiva e arrembante, penetrazione cinese in Africa. Un tragitto scandito dalla cooperazione economica, che ha visto prevalere il “modello angolano”: risorse naturali, specie petrolio e terra, in cambio di infrastrutture.
Dal 7 al 28 ottobre, a Roma, la XIII Assemblea generale ordinaria del Sinodo dei vescovi affronta il tema: La nuova evangelizzazione per la
trasmissione della fede cristiana. Il Sinodo dedicherà una particolare attenzione alla difficile situazione dei paesi di antica tradizione cristiana. Nigrizia offre una chiave di lettura del tema da due diverse angolature.
Il colpo di stato, voluto da Andry Rajoelina e sostenuto dall’esercito, che rovesciò il presidente legittimo Marc Ravalomanana (16 marzo 2009), non ha portato a niente. Da novembre 2011 c’è un governo di unità nazionale, ma è in salita la via per il ritorno alla normalità costituzionale. Secondo l’Onu, le elezioni presidenziali e politiche, previste tra maggio e giugno 2013, sono un passaggio decisivo.
Dossier sulla Repubblica Dominicana.
Che nel Sahara fosse in atto una trasformazione, lo avevamo già sottolineato nel dossier “Cronache sahariane” del settembre 2009, soffermandoci sui traffici di migranti e di droga, sui tuareg, sul business dell’uranio e del petrolio, sul terrorismo di Al-Qaida. Oggi, dopo la primavera araba e la caduta del regime libico, diamo conto dei ribaltamenti geopolitici che interessano in particolare la fascia saheliana. A partire dalla questione tuareg.
Emozionarsi per i bambini soldato e poi dimenticarsene, oppure scegliere di approfondire il tema, di valutarlo nel tempo, di collegarlo alle situazioni che lo generano? Molto dipende dal tipo di informazione che si frequenta.
Si contano 47 agglomerati urbani con più di un milione di abitanti. Quattro africani su dieci vivono in città: saranno sei su dieci nel 2050. Un’esplosione con ricadute sconcertanti e non tutte negative (talune possono favorire sviluppo e integrazione di vaste aree), che richiede di essere governata.
Quello africano è un universo in cui tutto è religione. Nelle sculture e negli oggetti rituali ci sono la stessa parola, la stessa armonia e la stessa forza vitale che hanno creato il mondo.
Delta del Niger, Jos, e nord-est della Nigeria. Sono i fronti aperti che scuotono Abuja. Anche se quello che più preoccupa in questo momento, per i suoi risvolti geopolitici e internazionali, è quello del movimento di Boko Haram, attivo nel nord-est del paese.
Un gesuita sudafricano, un teologo tanzaniano e un missionario italiano ci aiutano a riflettere sull’esortazione Africae munus che il Papa ha reso pubblica lo scorso novembre in Benin. È il documento che indica compiti e prospettive della chiesa d’Africa dopo il 2° Sinodo africano
(ottobre 2009), incentrato su riconciliazione, giustizia e pace.
Cerchiamo di non seppellire il Natale, confinandolo nel passato o in stanche celebrazioni. Quel Bambino ci chiede di cambiare il nostro modo
di stare al mondo.
Il presidente José Eduardo dos Santos e il Movimento popolare per la liberazione dell’Angola controllano la politica e l’economia. Anche in virtù di una forte crescita economica, garantiscono stabilità e si candidano a succedere a sé stessi nel 2012.
Soffermiamoci su un gruppo umano di ridotte dimensioni, circa 20mila individui, che vive secondo antiche tradizioni. Per coglierne l’organizzazione sociale e le dinamiche religiose.
Ossessionato dalla sicurezza, il governo tiene sotto controllo ogni ambito della vita nazionale. E giustifica con una tambureggiante crescita economica la riduzione degli spazi di libertà.
La bellezza salverà l’Africa. Prendiamoci il tempo (anche mentale) di soffermarci sulle immagini di questo dossier. Ne può scaturire una visione inedita del continente. Che fa bene a noi e al mondo afro.
L’ultimo decennio è stato caratterizzato dallo straripante affermarsi dell’hip hop e dal diffondersi di Internet. Un’accelerazione che nasconde un pericolo: lo sradicamento dal patrimonio musicale tradizionale. Notevole anche l’impatto dei prodotti piratati.
La crescente richiesta di tutela, promozione e garanzie di libertà trova anche nel continente sistemi giuridici sovranazionali. Sono il tentativo
di creare una vera e propria unità continentale. Ciò che manca ancora è la forza vincolante.
In Nord Africa e in Medio Oriente c’è una domanda di cambiamento che coinvolge necessariamente anche la religione. Proviamo a leggere
in profondità quanto sta accadendo, per scoprire che il tessuto religioso islamico è tutt’altro che immobile.
Dal 10 al 31 dicembre 2010 si è tenuta a Dakar (Senegal) la terza edizione del Festival mondiale delle arti nere. Un appuntamento sul quale è bene soffermarsi, perché ha mostrato notevoli potenzialità. Nonostante le strumentalizzazioni del presidente Wade e i vistosi vuoti organizzativi.
C’è una letteratura della migrazione che si esprime in italiano e che merita uno sguardo e una riflessione. Una scrittura che ha vent’anni e conta centinaia di autori, in prevalenza donne. Il dossier fornisce la mappa e gli orizzonti di questo fenomeno.
Il titolo di questo dossier è lo stesso di una mostra fotografica sull’immigrazione in Italia, allestita al Museo Africano di Verona. Lo scopo è raccontare la storia – sogni, delusioni, tragedie, fallimenti e successi – di persone che, nel viaggio che le conduce lontano dalla patria, sovente perdono l’identità di esseri umani e diventano “corpi”. Corpi che vengono imbarcati. Corpi che si perdono in mare. Corpi che sono respinti. Corpi che diventano illegali. Corpi che vogliono tornare a essere persone e lottano per l’integrazione.
Questo è il primo capitolo di un dibattito, che si spera profondo, sulla cooperazione con il sud del mondo. Attività che, assieme alle risorse, sembra aver perduto anche l’interesse dell’opinione pubblica. Ha ancora senso lavorare in questo campo? C’è chi dice sì. Ma con quali mezzi e con quali obiettivi? Questo dossier prova a indicarli.
Uno slancio che viene da lontano. Fondazione Nigrizia onlus parte nel segno del rinnovamento. Come ci ha insegnato un certo Daniele Comboni.
Non vorremmo che per molti credenti l’Ottobre Missionario si riducesse all’ascolto – la penultima domenica del mese – della messa celebrata dal buon padre che viene da lontano e alla classica offerta pro missioni. Questo ottobre può essere, invece, l’occasione per riflettere sul significato di fare missione nel Terzo Millennio e per accorgersi che la Parola ci chiede essenzialmente di costruire relazioni.
Esistono anche in Italia. E rappresentano una sorta di extraterritorialità e di extra-socialità. Gli slum, le baraccopoli, non sono città. Sono luoghi clandestini che si contrappongono alla città: vivono su un livello diverso, sia in senso stretto che in senso figurato.
Lo sviluppo? Ci pensa il mercato globale. La cooperazione solidale? Appartiene al passato. La cooperazione solidale? Appartiene al passato. I migranti e i richiedenti asilo? Si arrangino. In questo modo, le istituzioni europee stanno voltando le spalle all’Africa e al sud del mondo. Proprio mentre i principi della Convenzione di Lomé, incentrati su relazioni coerenti Nord-Sud, compiono 35 anni.
Un viaggio nella terra degli Afar, nell’Etiopia orientale, ai confini con Gibuti e l’Eritrea. Regione di vulcani, canyon e sale. Dimenticata dagli storici e persino dagli amministratori coloniali, attraversata fino a ieri da predoni e meta di viaggiatori, oggi deve fronteggiare la modernità (e il turismo).
Non mancheranno le celebrazioni, anche se in molti casi c’è poco da celebrare. Le 17 nazioni, in gran parte ex colonie francesi, formalmente libere da mezzo secolo, sono ancora alla ricerca di un solido assetto democratico. Mentre sono sottoposte all’influenza geopolitica e geoeconomica di Europa, Usa e Cina.
Pur penalizzata dal peso della tradizione e dei ruoli sociali, la donna africana è sempre più protagonista. Regge l’economia informale, gestisce la famiglia, s’impone gradualmente negli spazi maschili.
Una panoramica rapida ma centrata sugli aspetti essenziali delle principali correnti di pensiero teologico, che negli ultimi cinquant’anni hanno attraversato l’Africa nera di lingua inglese. (Benoît Awazi Mbambi Kungua)
Banche armate/Parrocchie disarmate. La campagna compie 10 anni.