Nessuna tournée in Egitto per la Scala. Nonostante le difficoltà dovute a lunghi mesi di inattività per i blocchi legati alla pandemia, finché non sarà risolto il caso Regeni, le lavoratrici e i lavoratori del teatro milanese non saranno disponibili a trasferte nel paese africano che, a oggi, non ha collaborato con l’Italia per far luce sull’uccisione del giovane dottorando dell’università di Cambridge, avvenuta sei anni fa nella capitale.
Declinato quindi l’invito arrivato dal Cairo, che avrebbe dovuto sostituire la tournée giapponese saltata per Covid. Non ci sarà alcun viaggio a settembre. Salterà quella stagione musicale che prevedeva 16 date tra Egitto, Kuwait e Dubai. Si rinuncia, in nome dei diritti, a un introito stimato tra i 4 e i 5 milioni di euro, per le casse del teatro milanese.
«Andare in Egitto ci è sembrato poco opportuno, con il caso Regeni che brucia ancora e quello Zaki ancora aperto. Proprio davanti al teatro della Scala, da diversi anni, campeggia uno striscione su Palazzo Marino che invita a non dimenticare la morte di Giulio», hanno commentato i sindacati che rappresentano chi lavora e non ha dimenticato.
Prontamente, a costoro sono arrivati i ringraziamenti di Paola e Claudio Regeni, genitori di Giulio: «Una scelta di responsabilità culturale, morale e politica. Vorremmo che tutti i rappresentanti politici italiani ed europei, gli artisti, gli imprenditori e i turisti seguissero il loro esempio lodevole».