Nella Repubblica democratica del Congo del presidente Félix Tshisekedi circa un terzo della popolazione, cioè 27 milioni di persone, si trova da 6 mesi in uno stato di insicurezza alimentare grave. Lo sottolinea una nota dell’Ufficio Onu di coordinamento degli affari umanitari (Ocha) che imputa questa situazione soprattutto all’insicurezza che persiste nel nordest del paese sempre in balia di decine di gruppi armati.
Questo dato stride con l’operazione militare e politica lanciata dal governo nel maggio dello scorso anno proprio nel nordest del paese. Imponendo lo stato d’assedio nelle regioni dell’Ituri e del Nord Kivu – una misura che prevede la sospensione delle istituzioni politiche locali e il potere temporaneamente in mano ai militari – Tshisekedi ha voluto giocare una carta che ha previsto gli torni utile in vista della sua ricandidatura per un secondo mandato presidenziale alle elezioni di fine 2023.
Se riuscisse a portare un po’ stabilità in quelle regioni potrebbe presentarsi ai congolesi come il presidente che mantiene le promesse elettorali e che quindi va riconfermato. Ma questo azzardo potrebbe ritorcerglisi contro.
E intanto l’Ocha insiste rilevando che nella Rd Congo ci sono 5,5 milioni di profughi interni: nessun altro paese africano ha una situazione di questo genere. Nell’arco del 2022, le Nazioni Unite contano di poter aiutare 8,8 milioni di persone per una spesa di poco meno di 2 miliardi di dollari.