Sempre più ingarbugliata la situazione libica. Fonti politiche citate da The Arab Weekly hanno detto che il primo ministro uscente Abdul Hamid Mohammed Dbeibah ha rifiutato un’offerta turca di mediare tra lui e il nuovo primo ministro Fathi Bashagha. Mediazione chiaramente volta a evitare un’escalation militare tra i due campi.
Dbeibah pare, in realtà, che abbia espresso la sua disponibilità a usare mezzi militari nella sua resa dei conti con Bashagha, che, al contrario, ha accettato l’offerta di mediazione turca. Il primo ministro recentemente votato dall’assemblea di Tobruk ha detto che il suo governo assumerà il potere nella capitale Tripoli nei prossimi due giorni con «la forza della legge, non con la legge della forza». E ha comunque avvertito il suo avversario a non ricorrere al conflitto, perché la sua parte, sostenuta dall’esercito del generale Haftar, ha una forza militare superiore.
I timori di Dbeibah
La posizione assunta da Dbeibah sembra sia figlia del suo timore di una possibile rottura della coesione all’interno del suo gabinetto. Per questo ha esortato i suoi ministri a «prendere le loro decisioni con coraggio» e a non dare ascolto alle “voci”.
L’intervento di Ankara sembra aver preoccupato Dbeibah in quanto costituiva un tacito riconoscimento del governo di Bashagha, che avrebbe significato, a tutti gli effetti, la fine del mandato di Dbeibah. Per questo ha rifiutato l’offerta di mediazione turca. Domenica scorsa il primo ministro uscente aveva incontrato l’ambasciatore della mezzaluna a Tripoli, Kenan Yilmaz, con il quale aveva discusso degli sviluppi politici e delle prospettive del processo elettorale libico.
La neutralità di Erdoğan
A preoccuparlo è la posizione neutrale assunta dal presidente turco Recep Tayyip Erdoğan sul conflitto in atto. Il mese scorso il sultano di Ankara aveva detto ai giornalisti: «I nostri legami con Fathi Bashagha sono buoni. D’altra parte, (i legami) sono buoni anche con Dbeibah».
Dichiarazioni che confermano le recenti interpretazioni secondo le quali Bashagha è riuscito, negli ultimi mesi, a ottenere la neutralità della Turchia nella lotta per il potere in Libia. Sapendo come nella guerra civile, formalmente terminata nel 2020, l’appoggio di Ankara a Tripoli sia stato decisivo per fermare le milizie dell’est del generale Haftar e dei suoi sponsor stranieri.
Turchia che ha legami economici sempre più stretti col paese nordafricano. Dall’inizio del 2022 le esportazioni turche verso la Libia ammontano a 456 milioni di dollari). Le autorità economiche prevedono che il volume degli scambi commerciali tra i due paesi raggiungerà i 15 miliardi di dollari entro 5 anni.
I russi smobilitano
E sei i turchi si muovono diplomaticamente sul terreno, i russi stanno smobilitando parte dei mercenari piazzati sul territori libico. In particolare ha ritirato combattenti siriani, senza inviare, al momento, nuovi gruppi.
A riferirlo è il sito web Suwayda 24 che ha parlato di centinaia di combattenti siriani tornati alla base aerea di Hmeimim in Siria dall’inizio di marzo, aggiungendo che nessun nuovo gruppo è stato fatto volare in Libia dalla Russia, il che potrebbe significare che Mosca sta cercando di diminuire il numero di reclute siriane nel paese nordafricano.