Come funzionano le istituzioni nei paesi africani che, almeno formalmente, sono delle democrazie? È una delle prime domande che dovrebbe porsi chi si occupa di temi che hanno a che vedere con l’Africa. Perché è proprio lì, nelle istituzioni, che possiamo trovare qualche risposta riguardo ai ritardi, alle manchevolezze e alla scarsa visione delle scelte fatte da chi governa.
Prendiamo come esempio la Repubblica democratica del Congo. Un rapporto elaborato dal Gruppo di studio sul Congo – un progetto di ricerca indipendente che fornisce puntuali letture sulla politica e la società congolesi – rileva che 213 deputati sui 500 che compongono l’assemblea nazionale si disinteressano delle circoscrizioni dove sono stati eletti.
Questi dati sono stati forniti dagli uffici del parlamento congolese e riguardano due periodi di pausa parlamentare: giugno-settembre 2022 e dicembre 2020-marzo 2021. I deputati, liberi dai loro impegni in parlamento, avrebbero l’obbligo di recarsi nelle circoscrizioni dove sono stati eletti, valutarne la situazione socio-politica ed economica e farne un resoconto all’assemblea parlamentare.
E invece il 40% dei deputati non fornisce alcun resoconto e la maggior parte dei deputati negligenti non si è nemmeno avvicinata alle circoscrizioni che dovrebbe rappresentare. I parlamentari eletti nelle circoscrizioni della capitale Kinshasa si segnalano per la noncuranza: solo 27 su 55 hanno compilato il resoconto.
È vero che i deputati usciti dal voto di fine 2018 sono il frutto anche di manipolazioni e di brogli avallati da una Commissione elettorale fasulla (come denunciato dall’opposizione e pure dalla Conferenza episcopale), tuttavia questo modo di interpretare il ruolo discredita istituzioni già precarie e non prefigura niente di buono per le elezioni del 2023. (RZ)