Il parlamento della Rd Congo ha votato, nella serata di ieri, una mozione di sfiducia nei confronti del ministro dell’economia Jean-Marie Kalumba. Gli si rimprovera di non aver fatto nulla per arginare l’impennata dei prezzi dei beni di prima necessità che si è registrata nelle ultime settimane.
A presentare la mozione è stato un deputato della coalizione di governo, l’Union sacrée, e quindi si tratta di una resa dei conti interna alla maggioranza che sostiene il presidente Felix Tshisekedi. Su 366 deputati presenti, 277 hanno votato a favore, 77 contro e 12 si sono astenuti. Sono attese le dimissioni del ministro, in carica dall’aprile 2021, che ha dichiarato di «essere vittima di coloro che traggono profitto dalle pratiche illecite nel settore dell’economia».
Il ministro Kalumba fa parte dell’Alleanza delle forze democratiche del Congo, i cui deputati non si sono ancora espressi sulle ragioni che hanno portato alla mozione di sfiducia. Già da oggi si aprirà un confronto nella coalizione per valutare l’accaduto e per prefigurare un rimpasto di governo.
Intanto per il governo arrivano altre cattive notizie sulla situazione nel nordest del paese. Bintu Keita, la responsabile della Monusco (la Missione Onu in Congo, operativa da 22 anni), ha riferito il 29 marzo scorso al Consiglio di sicurezza che nelle province del Nord Kivu e dell’Ituri, nell’ultimo trimestre del 2021, si sono registrati 2300 morti civili in seguito ad attacchi di gruppi armati.
Le due province sono in stato d’assedio dal maggio del 2021 e dal dicembre dello scorso anno reparti dell’esercito ugandese fiancheggiano l’esercito congolese nel tentativo di arginare i ribelli delle Forze democratiche alleate.
Nonostante questo spiegamento di forze, ha sottolineato Keita, «le perdite di civili e gli spostamenti delle popolazioni continuano ad aumentare».