Era il 1° febbraio quando uomini armati entrarono nel palazzo presidenziale a Bissau, in un tentativo ancora non chiarito di colpo di stato.
Come largamente prevedibile, la gestione successiva al golpe mancato è stata tipica di un regime che aveva già dato segnali crescenti di autoritarismo e persecuzione delle voci discordanti.
L’episodio, infatti, ha scatenato una sorta di caccia alle streghe, iniziata con gli attivisti per i diritti umani, proseguita coi mezzi di informazione indipendenti e conclusasi con un’ingiunzione giudiziaria tesa a bloccare la realizzazione del congresso del maggior partito di opposizione, il Partito africano per l’indipendenza della Guinea e di Capo Verde (Paigc), pochi giorni fa.
Le prime denunce di un clima democratico gravemente deterioratosi – a cui la Federazione internazionale dei diritti umani (Fidh) si è immediatamente associata – sono venute, già a febbraio, dalla Lega guineana dei diritti umani. Questa oarganizzazione aveva chiesto al governo, in una conferenza-stampa risalente all’8 febbraio, di identificare e processare i responsabili del tentato golpe.
Per tutta risposta, il governo ha avviato campagne di intimidazioni contro i principali membri della Lega, nonché l’occupazione e la distruzione della sede di Radio Capital FM a Bissau, una emittente indipendente, con una posizione critica verso il governo.
Nonostante una seconda conferenza-stampa del 10 febbraio, dove si esponevano tutti questi fatti, la situazione è ulteriormente peggiorata, con minacce anonime e invasioni domiciliari intimidatorie al presidente e vicepresidente della Lega (rispettivamente Augusto Mário da Silva e Bubacar Turé), costringendo vari membri dell’organizzazione a cercare un rifugio sicuro, abbandonando le proprie abitazioni.
Circostanza che ha interessato anche l’ex presidente della Lega, Luís Vaz Martins, la cui abitazione è stata invasa da uomini armati. Stessa situazione è stata vissuta da Rui Landim, commentatore politico di Radio Capital FM, nelle mire del regime del presidente Umaro Sissoco Emabló.
L’apice della tensione si è raggiunto pochi giorni fa, quando il Paigc stava celebrando il suo decimo congresso, che avrebbe dovuto portare alla rielezione di Domingos Pereira, in vista delle elezioni legislative del prossimo anno. Il 21 marzo, quando la votazione per la scelta del presidente del partito stava iniziando, le forze di polizia sono entrate in azione, disperdendo i congressisti con gas lacrimogeni e causando il ferimento di varie persone.
La polizia stava eseguendo un ordine del tribunale regionale di Bissau che, mediante una decisione del giudice Lassana Camará, accoglieva il ricorso di un membro del Paigc relativo a presunte irregolarità nel processo elettorale interno.
La reazione del Paigc non si è fatta attendere, ma il presidente e candidato alla successione di se stesso, Domingos Pereira, ha immediatamente fatto appello alla calma, sicuro che il congresso verrà celebrato in pochi giorni (si prevede in aprile), con un risultato per lui largamente favorevole.
Secondo uno degli avvocati del Paigc, Suleimane Cassamá, l’ordine di sospensione del congresso deve essere ascritto direttamente al presidente Embaló, che sta facendo di tutto per silenziare le principali opposizioni al suo regime.
Ad aggravare la situazione, l’avvocato Sana Canté, ex presidente del Movimento di cittadini coscienti e anticonformisti (Lgdh), atteso al congresso del Paigc, è stato rapito per strada, il 19 marzo scorso, da parte – secondo fonti del Paigc stesso – di individui legati alla presidenza della repubblica.
L’ordine degli avvocati della Guinea-Bissau ha fortemente condannato quanto accaduto all’avvocato Canté, esprimendo la propria preoccupazione verso una situazione politica generale che si sta rapidamente deteriorando, e che potrà portare a nuovi episodi di restrizioni delle libertà fondamentali e persecuzioni degli oppositori.
Il tutto all’interno di una compagine governativa per niente unita, che si tiene in piedi in parlamento con una maggioranza risicata e che, al momento, non riesce a dare risposte concrete alle carenze sempre più gravi in ambito economico, sanitario ed educativo, che stanno facendo precipitare le condizioni di una popolazione già sufficientemente provata da stenti e dalla difficoltà di accesso ai principali servizi pubblici.