Per la prima volta nella storia, una donna correrà per la carica più alta dello stato angolano, la presidenza della repubblica. Lei si chiama Florbela Malaquias, candidata del Partito umanista angolano (Pha), di professione avvocato e di vocazione oppositrice al regime dell’Mpla, il partito che, dal 1975, data dell’indipendenza, governa l’Angola.
La Malaquias non è un personaggio qualunque: un passato trascorso fra le fila delle Fala (il braccio armato dell’Unita) e come giornalista di radio Vorgan, l’emittente dell’Unita, il suo recente libro, Eroine della dignità, ha costituito una frattura sia dal punto di vista ideologico che della ricostruzione storica di una figura, quella di Jonas Savimbi, con cui l’autrice adesso candidata aveva avuto molto a che fare negli anni della sua militanza.
Descrivendolo come tiranno e assassino, la Malaquias cerca di attrarre voti non soltanto dall’elettorato a lei più vicino, quello dell’Unita, ma anche da quello dell’Mpla, deluso dall’andamento del paese, e soprattutto dagli incerti o da coloro i quali (probabilmente la maggioranza assoluta degli elettori) stanno pensando di disertare le urne.
Questa volta, però, le donne avranno un ruolo un po’ più significativo rispetto al maschilismo che da sempre ha dominato la politica angolana, al di là della candidatura della Malaquias. L’Mpla – che, nonostante tutto, al momento resta il favorito anche per queste elezioni – ha infatti deciso di presentare una lista con una presenza femminile molto significativa.
Alle spalle dell’attuale presidente e candidato alla propria successione, João Lourenço, infatti, vi sono tre donne. In caso di vittoria dell’Mpla la seconda della lista sarà nominata vicepresidente della repubblica e la terza presidente del parlamento. Nel caso specifico, si tratta rispettivamente di Luisa Damião, biologa, docente presso l’Università Agostinho Neto e attualmente segretaria di stato per la pesca, e di Carolina Cerqueira, ministra per l’area sociale. Nei primi 10 posti della lista dell’Mpla trovano spazio 5 donne, una novità assoluta.
Il parlamento angolano promette, quindi, di avere una presenza femminile più significativa rispetto all’attuale, in cui soltanto il 30% dei deputati è donna, mentre, nei governi provinciali, su un totale di 18 governatori soltanto 4 sono di sesso femminile.
Se la presenza delle donne costituirà un elemento di novità rispetto al passato, occorrerà vedere se ciò rappresenterà l’unica discontinuità. Nonostante le 13 liste ammesse alla disputa elettorale, infatti, tutto indica che la competizione sarà ancora caratterizzata da un sostanziale bipolarismo fra Mpla e Unita.
Opposizioni frammentate
A questo proposito vale la pena ricordare che tre partiti di opposizione, ossia la stessa Unita, il Blocco democratico e il partito Pra-Já/Servire Angola, avevano da tempo stabilito un’alleanza politico-elettorale la quale, però, non è mai stata formalizzata presso il Tribunale Costituzionale.
Il quale, al momento dell’ammissione delle liste elettorali, ha registrato l’inesistenza giuridica del Fronte, escludendolo e costringendo i singoli partiti che lo formavano ad approntare strategie alternative, che si sono concretizzate nella confluenza elettorale delle due formazioni minori nella lista dell’Unita.
L’esclusione del Fronte patriottico ha contribuito a inasprire due fattori che stavano caratterizzando la vita pubblica del paese da diverso tempo: da un lato, la rassegnazione di molti potenziali elettori, essenzialmente giovani, la cui fiducia verso le istituzioni angolane, soprattutto quelle elettorali, è in caduta libera.
Un contributo in tal senso è stato dato dalla nuova legge elettorale, che ha permesso al governo di non pubblicare la lista degli elettori, col serio rischio che molti deceduti negli ultimi anni vengano fatti votare con misure “amministrative” da parte di chi controlla tutto il processo, ossia l’Mpla.
Dall’altro lato, le manifestazioni di piazza, anche violente, si stanno susseguendo a ritmo assai celere, quasi tutte contro l’attuale esecutivo. Alcune di queste sono state predisposte da una organizzazione nuova di giovani angolani, cha ha appena lanciato una campagna, “Alternanza si! Sofferenza no!”, che mira a sensibilizzare i loro coetanei per recarsi alle urne, votando per l’opposizione.
Il simbolo della divisione in atto nel paese è dato dalla classe medica: mentre l’Ordine dei medici manifesta in favore dell’Mpla, il sindacato degli stessi medici si è schierato contro l’attuale esecutivo e in favore di un cambiamento della maggioranza governativa.
Le prossime settimane si preannunciano caldissime: l’Angola è, oggi, una pentola in ebollizione, in cui la parte più viva della popolazione sta chiedendo da tempo cambiamenti.
Se una maggior presenza femminile può raccogliere in parte tali istanze, essa tuttavia potrebbe non essere giudicata sufficiente da segmenti importanti della società civile angolana, che vedono in una caduta dell’Mpla l’unico elemento in grado di assicurare quel cambiamento ritenuto ormai improcrastinabile.