Almeno 23 i morti (ma le organizzazioni per i diritti umani spagnole parlano di 37) nell’enclave nordafricana spagnola di Melilla. I disordini sono iniziati venerdì quando circa 2mila migranti hanno tentato di sfondare la barriera di confine.
L’incidente ha suscitato polemiche anche in Spagna, poiché sono diventati virali i video che mostrano gli agenti di polizia marocchini mentre sparano gas lacrimogeni e proiettili di gomma e usano i manganelli per impedire ai migranti di attraversare Melilla.
Il primo ministro spagnolo Pedro Sanchez è stato messo sotto tiro, anche da membri del suo stesso governo, per aver difeso le azioni delle autorità marocchine.
È il primo grave incidente da quando Madrid ha cambiato la sua posizione sul Sahara occidentale e ha ricucito le relazioni diplomatiche con Rabat.
Reazioni internazionali
Non solo organizzazioni spagnole e marocchine e l’Unhcr hanno chiesto un’indagine indipendente e trasparente sui fatti di venerdì. Ma anche il presidente della Commissione dell’Unione africana, Moussa Faki Mahamat, è rimasto «sconcertato e preoccupato per il trattamento violento e degradante riservato ai migranti». Il presidente ricorda a tutti i paesi l’obbligo, previsto dal diritto internazionale, di trattare i migranti con dignità e di dare priorità alla loro sicurezza e ai diritti umani, astenendosi dall’uso eccessivo della forza».
«Siamo tutti d’accordo nel dire che la violenza e la morte alle nostre frontiere esterne è sempre inaccettabile. Bisogna accertare i fatti quanto prima» gli ha fatto eco la commissaria europea agli affari interni, Ylva Johnasson, in audizione alla commissione Libertà civili del Parlamento europeo.
Sull’episodio è intervenuto con un duro attacco anche il governo algerino che ha parlato di «autentiche esecuzioni sommarie» condotte dalle forze di sicurezza marocchine. «Le immagini di questa carneficina sono estremamente scioccanti», ha affermato l’inviato speciale del governo algerino per il Sahara Occidentale e i paesi del Maghreb, Amar Belani, al portale di notizie algerino TSA. «Sono un esempio dell’estrema brutalità e dell’uso sproporzionato della forza che in queste circostanze assomigliano a autentiche esecuzioni sommarie»
L’enclave spagnola, separata dal territorio marocchino da una recinzione di ferro, è nota per essere un punto di transito per i migranti africani diretti in Europa. La Spagna esercita la sovranità su Ceuta dal 1580 e su Melilla dal 1496, mentre il Marocco le considera parte del proprio territorio nazionale.
Manovre militari
Il duro attacco algerino arriva dopo l’annuncio degli Stati Uniti e del Marocco, paese ospitante, del lancio dell’esercitazione militare African Lion 2022 ad Agadir. Si tratta della più grande esercitazione nel continente africano, in un clima di tensione regionale con l’Algeria, appunto, che si sente accerchiata. Oltre agli osservatori degli Emirati Arabi Uniti sono infatti presenti militari francesi e di diversi paesi africani, tra cui Tunisia, Ciad e Senegal.
Queste manovre si svolgeranno fino al 30 giugno principalmente in Marocco, ma poi anche in Tunisia, Senegal e Ghana, come ha riferito il Comando americano per l’Africa (Africom). E mobiliteranno oltre 7.500 soldati. Vi partecipano osservatori militari della Nato e una quindicina di “paesi partner”, compreso, per la prima volta, Israele.