Félix Tshisekedi e Paul Kagame incontreranno domani a Luanda il presidente dell’Angola João Lourenço, mediatore tra Rd Congo e Rwanda anche su spinta dell’attuale presidente dell’Unione africana, il senegalese Macky Sall.
Inizialmente l’incontro, come ricorda l’Afp, era previsto per oggi.
Le relazioni tra i due paesi sono tornate a essere molto tese dall’intensificarsi dei combattimenti nel Nord Kivu. Conflitti alimentati dal gruppo M23, sostenuto da Kigali secondo le accuse congolesi. Accuse sempre respinte dal Rwanda.
Kagame ha dichiarato ieri di non avere «problemi» a escludere le sue truppe dalla forza regionale presente in Rd Congo.
Ma la società civile congolese non si fida e ha intimato Tshisekedi a «non impegnare la repubblica in accordi aggiuntivi che metterebbero ulteriormente a repentaglio la sovranità economica e territoriale del paese». «Ricordiamo – si legge in un comunicato dei movimenti cittadini congolesi – che ci opponiamo a qualsiasi tipo di dialogo tra Repubblica democratica del Congo e Rwanda. Ricordiamo che mentre parliamo, le truppe rwandesi/M23 stanno ancora occupando parte del territorio congolese». Movimenti che si sono detti stupiti che Tshisekedi abbia accettato «di andare a questo incontro».
Gli scontri tra l’M23 e le truppe congolesi hanno spinto migliaia di persone a fuggire nel vicino Uganda. A maggio e giugno, gli attacchi dell’M23 hanno causato la morte di decine di civili. Più di 170mila gli sfollati. I leader dell’Africa orientale hanno concordato il mese scorso di istituire una forza regionale per cercare di porre fine al conflitto.
Alla vigilia dell’incontro, l’Unione europea ha invitato «tutti i paesi interessati a essere coinvolti attivamente e a evitare tutto ciò che potrebbe ostacolare il processo di pace», ha dichiarato in un post su Twitter Josep Borrell, capo della diplomazia.
Il cardinale Fridolin Ambongo Besungu, arcivescovo di Kinshasa, domenica ha lanciato un appello per il coinvolgimento diretto della Chiesa cattolica nella risoluzione dei conflitti. Papa Francesco aveva in precedenza inviato un messaggio per «mettere a tacere» le armi nella regione.