L’ex capo dell’intelligence, Yankuba Badgie, e altri quattro agenti di sicurezza sono stati condannati a morte per l’uccisione nel 2016 – pochi mesi prima delle elezioni che a dicembre sancirono la fine della dittatura di Yahya Jammeh – di un politico dell’opposizione.
Ebrima Solo Sandeng, leader dell’ala giovane del Partito democratico unito, era stato arrestato con altre 25 persone durante proteste contro il feroce regime di Jammeh, al potere per 22 anni in Gambia. Morì in carcere due giorni dopo, per le torture e le violenze subite.
In Gambia, tuttavia, l’esecuzione della pena di morte è stata sospesa nel 2017 con un decreto del presidente Adama Barrow – riconfermato per un secondo mandato nel dicembre 2021 – e la moratoria è tuttora osservata.
In un recente rapporto, la Commissione nazionale per i diritti umani (Nhrc) ha esortato lo stato ad abrogare la pena capitale dal codice penale e dal codice di procedura penale.
Per farlo però servirà una modifica alla Costituzione (del 1997), il cui articolo 18, pur garantendo il diritto alla vita, prevede l’esecuzione legittima di una condanna a morte inflitta da un tribunale. Una direttiva, quindi, che i giudici sono tenuti ad applicare per i casi di assassinio.