Ѐ salito ad almeno 64 morti il bilancio delle vittime degli scontri, innescati il 13 luglio scorso da controversie sulla terra tra comunità hausa e funj nello stato del Nilo Azzurro, nel Sudan sudorientale, con centinaia di feriti e una grave carenza di forniture mediche di emergenza, riferiscono fonti mediche.
Scontri che non si placano, nonostante il coprifuoco imposto nelle due principali città dello stato, Damazin e Roseires, e l’ampio schieramento di forze di sicurezza.
I combattimenti si stanno anzi estendendo agli stati limitrofi, secondo quanto riferito da testimoni all’agenzia Reuters. Nella città di Roseires, gli scontri sono proseguiti ieri con diverse case bruciate, mentre grandi gruppi di persone avrebbero iniziato a spostarsi in auto e a piedi verso il vicino stato di Sennar.
A Kassala, capitale dell’omonimo stato orientale, sono stati incendiati diversi edifici governativi. A Madani, capitale dello stato di Gezira, i manifestanti hanno bloccato una strada principale e un ponte e si sono scontrati con altri gruppi di contestatori.
Le tensioni tra funj e hausa hanno radici lontane. I funj, che hanno abitato a lungo lo stato del Nilo Azzurro, accusano gli hausa di cercare di rivendicare parti della loro terra. A far esplodere le violenze è stata l’uccisione di un contadino, coinvolto in una disputa fondiaria. Ma ad infiammare gli animi ha contribuito anche la profonda crisi economica (l’inflazione annuale a maggio si attestava al 192,21%) e gli effetti disastrosi dei cambiamenti climatici.