È la campagna elettorale più complicata e incerta della storia del paese quella che si è aperta lo scorso fine settimana in Angola. Incerta perché – anche secondo gli ultimissimi sondaggi – la distanza fra i due maggiori contendenti – il governativo Movimento popolare per la liberazione dell’Angola (MPLA) e l’antagonista di sempre, l’Unione nazionale per l’indipendenza totale dell’Angola (UNITA) – è minima e complicata a causa di un clima sociale teso ormai da diversi mesi, e ulteriormente avvelenato dalla morte del vecchio presidente, José Eduardo dos Santos. Oltre alle ormai note accuse di un possibile avvelenamento rivolte dalla famiglia del defunto all’attuale presidente, João Lourenço. Una dichiarazione degli ultimi giorni di una delle figlie, Tchizé dos Santos, in favore dell’UNITA ha ulteriormente infiammato il clima elettorale.
Sette partiti, 200 deputati
Partecipano alle elezioni legislative e presidenziali (il candidato alla presidenza è la testa di lista del proprio partito, il che esclude qualsiasi possibilità di voto disgiunto), previste per il 24 agosto, sette formazioni politiche, che dovranno eleggere 220 deputati. Oltre ai circa 14 milioni di elettori presenti nel territorio nazionale, per la prima volta anche i residenti all’estero (poco più di 22mila) avranno la possibilità di esercitare il loro diritto di voto.
Le due formazioni di maggior peso, MPLA e UNITA, si sono evitate, concentrandosi rispettivamente a Luanda e Benguela. Tuttavia, proprio a Luanda (quartiere di Ilha de Luanda) si sono verificati scontri fra mototassisti e polizia. I primi, infatti, rivendicavano il rispetto dell’accordo che avrebbero stretto con l’MPLA, secondo cui ciascuno di loro avrebbe dovuto ricevere 10mila kwanzas (circa 22 euro) per aver partecipato a una sfilata in moto in favore del partito di governo.
La rabbia dei mototassisti
Dopo aver bruciato magliette e bandiere dell’MPLA, una volta compreso che quella cifra non sarebbe stata corrisposta, hanno provato a dirigersi verso la sede della presidenza, dove hanno trovato l’opposizione delle forze dell’ordine, che hanno iniziato a sparare, ferendo diversi di questi giovani e uccidendone due.
In molti temono che non si tratti di un caso isolato: l’elevata competitività dell’UNITA in queste elezioni, infatti, potrebbe far precipitare la campagna elettorale in una serie di atti violenti, inficiando così l’intero processo. Inoltre, la società civile angolana da mesi sta manifestando la propria delusione contro un governo, gestito dall’MPLA, giudicato inadeguato, corrotto e incapace di far fronte alle mille sfide del paese, fra cui una fame ormai endemica in molte zone del sud e l’incremento dei prezzi dei generi di prima necessità.
I morti che resuscitano in occasione del voto
L’UNITA ha aperto la propria corsa al voto a Benguela, alla presenza del candidato presidenziale, Adalberto Costa Júnior, illustrando ai presenti il proprio programma elettorale, con la parola d’ordina “È arrivata l’ora!”.
Costa Júnior ha immediatamente richiamato l’attenzione sui tentativi di manipolazione, da parte del partito governativo, delle liste elettorali, in cui figurano ancora diversi morti che – questo è il sospetto dell’UNITA e dei suoi alleati – potrebbero risuscitare miracolosamente per esprimere un voto in favore dell’MPLA, come anche in passato è accaduto.
Critiche alle tv
Critiche sono state rivolte anche alla stampa, soprattutto quella pubblica: se, infatti, due reti (TPA e TV Zimbo) hanno trasmesso il discorso integrale di João Lourenço, quello di Costa Júnior ha meritato soltanto pochi minuti di sintesi. Reginaldo Silva, membro del consiglio direttivo dell’Erca (l’entità regolatrice della comunicazione sociale angolana), ha subito denunciato questa disparità di trattamento, appellando le reti pubbliche a un maggiore equilibrio e rispetto della legge in vigore.
I prossimi giorni diranno quale sarà il percorso della campagna elettorale angolana, in un clima che comunque si manterrà estremamente teso e che richiederà il massimo sforzo da parte di tutti i protagonisti per non sfociare in movimenti ancora più violenti e incontrollabili rispetto a quanto accaduto coi moto-taxisti.