Le elezioni generali del 9 agosto in Kenya sono state precedute per mesi dall’invito, sia delle autorità civili che delle chiese, ad evitare l’uso di un linguaggio offensivo e inappropriato, sia sulla stampa che sui social, usato dai contendenti al potere. Si sono infatti registrati reiterati diverbi perfino tra il presidente uscente Uhuru Kenyatta e il suo vice William Ruto che corre per la presidenza sfidando il candidato sostenuto da Kenyatta, Raila Odinga.
Qualche mese fa, in una dichiarazione a nome del presidente della Conferenza episcopale kenyana, l’arcivescovo di Mombasa Martin Kivuva Musonde, le più alte cariche dello stato venivano invitate ad esercitare moderazione con l’avvicinarsi delle elezioni generali.
“I leader politici devono concentrarsi sul servizio ai kenyani e garantire che le persone con una cattiva morale non saccheggino le risorse pubbliche durante il periodo di transizione”, sottolineavano i presuli, aggiungendo: “Ci siamo abituati a infrangere la legge per cercare un vantaggio personale. Tutti dobbiamo seguire la legge poiché senza di essa avremmo l’anarchia”.
I vescovi hanno voluto farsi sentire nuovamente qualche giorno fa rivolgendosi soprattutto ai giovani kenyani attraverso una dichiarazione dell’arcivescovo di Nyeri, Antony Muheria: «Giovani, questo è il vostro futuro. Andate a votare!», esortava il vescovo in un breve video pubblicato a nome della Conferenza episcopale. Questo perché la vigilia elettorale è stata caratterizzata da una certa apatia, soprattutto da parte dei giovani, disillusi dalle promesse fatte nelle precedenti campagne e mai mantenute.
Violenze passate
Permane, peraltro, la preoccupazione che si verifichino altre violenze postelettorali come accaduto in passato, quando, nel 2007-2008, persero la vita oltre 1.100 persone, principalmente negli scontri tra kikuyu e kalenjin. «Non siate strumento delle violenze – ammonisce il vescovo Muheria nel video – troppe volte i giovani sono stati strumentalizzati per incitare la violenza. Dunque, rigettate ogni forma di corruzione o di manipolazione».
E conclude: «Non guardate all’appartenenza tribale. Le elezioni non sono una questione di vita o di morte ma riguardano la costruzione giorno per giorno della nostra nazione. Con il nostro voto daremo ai vincitori una possibilità di guidare il paese per un certo periodo di tempo».
All’esortazione del vescovo si è unito anche il nunzio apostolico a Nairobi, mons. Hubertus van Megen, che ha chiesto ai kenyani di dimostrare di essere in grado di rispettare il sistema democratico e di accettare il leader democraticamente eletto, da qualunque tribù o regione provenga.