Trump aveva congelato i rapporti Usa con l’Africa. Con l’amministrazione Biden si vedono chiari segnali di disgelo.
Ieri Félix Tshisekedi, presidente della Repubblica democratica del Congo, ha incontrato a Kinshasa Amos Hochstein, inviato speciale di Biden e coordinatore degli affari energetici internazionali. Al centro del colloquio lo sviluppo del settore minerario congolese.
Gli Stati Uniti considerano l’Rd Congo, dotato di notevoli risorse minerarie, un paese strategico per una più celere transizione energetica. L’interesse Usa è rivolto in particolare a cobalto, nichel e litio, utilizzati nella costruzione delle batterie elettriche.
Amos Hochstein ha sottolineato che per attirare gli investitori americani è necessario un’azione decisa contro la corruzione. Hochstein ha dichiarato: «Tshisekedi ha manifestato interesse sulla lotta alla corruzione. Ci auguriamo che le sua parole si traducano in azioni. Vogliamo vedere una significativa diminuzione della corruzione nel settore minerario».
Secondo molti osservatori, queste raccomandazioni Usa mettono nel mirino le imprese cinesi che sono maggioritarie nel settore minerario congolese, tanto che la Cina è una delle principali destinazioni dei prodotti minerari dell’Rd Congo.
Con tutta probabilità Tshisekedi e Hochstein avranno affrontato anche il tema dell’instabilità cronica del nordest del paese: sia perché Ituri, Nord Kivu e Sud Kivu sono province minerarie contese da decine di gruppi armati, spesso al soldo di paesi confinanti (Rwanda e Uganda); sia perché sulla capacità o meno di riportare la stabilità Tshisekedi si gioca il secondo mandato elettorale (le elezioni si terranno nel dicembre del 2023).