Il governo di Asmara ha mobilitato tutti i riservisti dell’esercito al fine, in apparenza, di rafforzarlo per impiegarlo sul fronte nel conflitto civile tra Etiopia e Tigray che – riaccesosi dopo il fallimento delle più recenti speranze di trattative – è ripreso nella regione settentrionale sui confini con l’Eritrea.
Notifiche in merito alla mobilitazione sono state distribuite giovedì scorso sia nella capitale sia in alcune città maggiori, Keren, Tessenei e altre località. Oltre a presentarsi presso le sedi stabilite per la registrazione, ai riservisti è stato ordinato che devono provvedere a procurarsi coperte, borracce e altri effetti personali.
Le autorità hanno dichiarato che chi non rispondesse alla chiamata subirà conseguenze molto severe. Tuttavia, secondo molte testimonianze sono molti coloro che hanno disertato alla convocazione. Gli stessi testimoni, peraltro, erano presenti alle scene di sconforto dei familiari dei militari reclutati.
È risaputo che il governo eritreo ha combattuto al fianco dell’esercito etiopico contro i ribelli tigrini fin dagli inizi del conflitto civile scoppiato nel novembre 2020. Addis Abeba ha accusato i leader del Tplf (Fronte popolare di liberazione del Tigray) di voler destabilizzare il paese dopo averlo dominato per un trentennio. Mentre il governo di Asmara considera il Tplf suo acerrimo nemico da quando Etiopia ed Eritrea si confrontarono in una guerra che, tra il 1998 e il 2000, provocò centinaia di migliaia di morti.
L’Eritrea, nazione altamente militarizzata e governata dispoticamente da quasi 30 anni da Isaias Afeworki, si trova in quasi totale isolamento diplomatico e la repressione esercitata dal governo ha visto l’abbandono del paese da parte di migliaia di persone.