Si riprende la situazione lavorativa delle persone di origine migrante residenti nel nostro paese dopo la pandemia. Ieri, il ministero del Lavoro e delle politiche sociali ha pubblicato il XII Rapporto annuale su “Gli stranieri nel mercato del lavoro in Italia”, facendo il quadro di quella che è non solo la presenza della popolazione, ma anche la situazione occupazionale ed economica.
Al 1° gennaio di quest’anno, erano 5 milioni e 194mila le persone straniere residenti. Un numero di presenze che ha registrato un leggero aumento rispetto al 2021, un +0.4% pari a 22mila unità. Per lo più di origine romena, albanese e marocchina. Tra tutti questi, le persone in età da lavoro, cioè tra i 15 e i 64 anni, sono poco più di 3 milioni e 800 mila. Gli occupati in maniera regolare 2 milioni 257mila, 379mila le persone in cerca di lavoro e un milione e 238mila gli inattivi.
Le persone straniere occupate rappresentano oggi il 10% delle persone che lavorano in Italia, con un tasso di occupazione, rispetto al loro numero complessivo, del 57,8% (rispetto al 58,3% degli italiani). Il Rapporto registra un aumento della disoccupazione di quasi un punto rispetto all’anno pandemico, mentre riporta una diminuzione del tasso di inattività: 14,4% la percentuale di disoccupati, 9,3% quella delle persone inattive.
Tra le circa 170mila persone annoverate tra i nuovi occupati nel corso del 2021, 116mila sono italiane e 53mila straniere. Un aumento di lavoratrici e lavoratori, in termini percentuali, più sostanziale tra i secondi che tra i primi: un incremento del 2,4% tra persone di origine migrante, dello 0,6% tra quelle italiane.
Oramai assodati i campi di occupazione della popolazione straniera presente in Italia. Per il 34,3% impiegata nei servizi collettivi e personali, settori seguiti da agricoltura (18%), costruzioni (15,5%), alberghiero e ristorativo (15,3%). La ripresa lavorativa si basa su un aumento di contratti per lo più a tempo determinato, e ha avuto un impatto maggiore sulla componente maschile della forza lavoro piuttosto che femminile.
A un aumento occupazionale non corrisponde un miglioramento economico. Secondo le stime diffuse a giugno del 2021, il numero delle famiglie in povertà assoluta era oltre un milione e 900mila, tra queste, le famiglie composte da soli stranieri registrano i valori più alti e la situazione peggiore. Situazione che precipita in caso di famiglie numerose: nei nuclei famigliari composti da 5 o più persone, i valori di povertà assoluta sono tre volte maggiori rispetto alle famiglie composte da soli italiani: 43,9% contro il 15,3%.