Il 3 ottobre è ogni giorno - Nigrizia
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Giornata della memoria e dell’accoglienza
Il 3 ottobre è ogni giorno
Il 3 ottobre del 2013 a largo di Lampedusa morirono 368 persone. Dal 2016 una giornata ricorda quel naufragio e i troppi che si sono susseguiti nel Mediterraneo. Allora si disse “mai più”, ma la parola fine non è mai stata scritta e, dal 2014 a oggi, sono morte o disperse quasi 25mila persone
03 Ottobre 2022
Articolo di Jessica Cugini
Tempo di lettura 4 minuti
Corteo diretto alla Porta d'Europa a Lampedusa, il 3 ottobre 2017

Dal 2014 allo scorso 25 settembre, sono quasi 25mila le persone morte o disperse nel mar Mediterraneo, secondo i dati diffusi dalla fondazione Ismu (Iniziative e Studi sulla Multietnicità) in occasione della Giornata della memoria e accoglienza, voluta nel 2016 per ricordare le 368 vittime (e non solo) di uno dei naufragi avvenuti a largo di Lampedusa, quello avvenuto il 3 ottobre del 2013.

Un dato che va a confermare una notizia che si ripete ogni anno: il Mediterraneo è la rotta più pericolosa, soprattutto nella sua parte centrale. A sottolinearlo, sono i numeri registrati anche questo anno: dal 1° gennaio al 25 settembre, su 1.473 persone morte/disperse nel mar di mezzo, 1.088 hanno perso la vita nella rotta centrale.

Persone destinate a diventare ancora cifre in crescita, anno dopo anno. Proprio lì, dove pare concentrarsi il dramma di un infinito cimitero acquatico. È lì infatti che si è registrato il 43% dei 3.469 eventi fatali nel mondo, censiti da Iom, l’Organizzazione internazionale per le migrazioni, nei primi nove mesi del 2022. Tragedie che risultano essere in crescita nel continente americano (che rappresenta un quarto degli eventi totali), mentre diminuiscono in quello africano (16% nel 2022, 30% nel 2020).

Una giornata dunque, o meglio più giornate, per ricordare, denunciare, attivarsi, far conoscere un fenomeno che, nell’indifferenza quasi generale, è diventato sempre più frequente. La Giornata della memoria e accoglienza quest’anno aggiunge luoghi importanti ai suoi appuntamenti, sempre concentrati soprattutto su Lampedusa, proprio in ricordo di quel 2013 e grazie al Comitato 3 ottobre che ogni anno attiva vari eventi.

Anche quest’anno, sono oltre 300 tra studenti e studentesse, provenienti da diversi paesi europei e differenti regioni d’Italia, i protagonisti degli incontri di discussione su accoglienza, inclusione e diritti umani. Sull’isola, le giornate sono iniziate il 30 settembre insieme a Roberto Saviano, si è proseguito ieri con un incontro con alcune delle persone sopravvissute ai naufragi del 3 e dell’11 ottobre del 2013.

E gli eventi si concluderanno oggi, con l’ormai tradizionale marcia verso il monumento diventato simbolo dell’isola, la Porta d’Europa, e la cerimonia in cui è prevista la partecipazione dell’imam di Catania, del presidente della comunità islamica siciliana, dell’europarlamentare Pietro Bartolo e l’ancora presidente della Camera, Roberto Fico.

Iscrizione al cimitero dei migranti di Lampedusa (Credit: Chiara Stella)

Rotta Balcanica

Un altro importante focus è stato a Trieste, per l’altra rotta, questa volta terrestre, la balcanica, di cui si parla molto meno. Perché mediaticamente e anche per il governo, gli arrivi in Italia sembrano avvenire solo via mare. Tanto che, quasi ogni giorno, il ministero dell’interno aggiorna il suo cruscotto che conteggia gli sbarchi, indicando i paesi di provenienza di chi approda sulle nostre coste e il numero dei minori non accompagnati.

A Trieste dunque, perché qui, Gianfranco Schiavone, presidente del Consorzio italiano di solidarietà (Ics), la principale realtà triestina di accoglienza di richiedenti asilo e rifugiati, ha sottolineato come, sebbene questa data sia una ricorrenza nazionale e istituzionale, viene sistematicamente ignorata dalla regione Friuli Venezia Giulia. Per questo si è pensato a una due giorni che si è appena conclusa in questo weekend che precede la data del 3.

Nei due giorni, l’oggi si è mescolato con il ricordo di ieri, tramite un momento importante di memoria collettiva nel comune di Dolina-San Dorligo della Valle. Il comune triestino che oggi è punto di approdo della rotta balcanica sul territorio italiano e dove, in un ieri non troppo lontano, nel 1973, morirono di freddo i primi migranti, cinque persone che provenivano dall’Africa.

Il 1° ottobre, in quel luogo, presso il cimitero di Sant’Antonio in Bosco, dove sono sepolte quei cinque che venivano da lontano, si è tenuto un momento di commemorazione. La sera, c’è stato in teatro uno spettacolo, dal titolo Lampedusa Beach.

Ieri invece è stato il giorno della marcia di solidarietà lungo un tratto della rotta balcanica percorsa dai migranti, tra Dolina e Bagnoli. Le centinaia di persone che hanno preso parte al cammino hanno portato con sé dei sacchi neri per raccogliere gli indumenti che i migranti abbandonano lungo il percorso. Abiti che vengono lasciati per cambiarsi e andare incontro a una vita che si spera migliore. Vestiti con cui si spera di dar meno nell’occhio e non venire ancora respinti.

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