Torna a crescere il numero delle cittadine e cittadini stranieri che decidono di risiedere regolarmente in Italia, così come aumentano i permessi di soggiorno e il tasso di occupazione. Ci sono delle luci nel XXXI Rapporto immigrazione, Costruire il futuro con i migranti, presentato da Caritas italiana e Fondazione Migrantes.
Accompagnate inevitabilmente da ombre: le occupazioni riguardano, 7 volte su 10, contratti a termine e per lo più lavori manuali non qualificati, spesso pagati pochissimo. A segnalarlo è lo stato di povertà in cui spesso queste persone vivono, mostrato dagli accessi ai centri Caritas.
È un’importante fotografia di una parte rilevante del paese, quella che ogni anno Caritas e Migrantes offrono. Mappando una presenza sul territorio, una condizione sociale e occupazionale.
I dati diffusi parlano di 5.193.669 persone di origine straniera che abitano in Italia, soprattutto tra Lombardia, Lazio, Emilia Romagna e Veneto. Le cui nazionalità di provenienza sono soprattutto: rumena (20,8% del totale), albanese (8,4%), marocchina (8,3%) e cinese (6,4%). La maggior parte è di religione cristiana, seppur con un calo rispetto agli anni passati (2,8 milioni invece che 2,9); 1,5 milioni le persone musulmane.
Crescono sempre di più i permessi di soggiorno, nel 2021 sono stati 275 mila, +159% rispetto al 2020. Tanti per motivi di lavoro, ma anche per motivi famigliari. Secondo l’ultimo rapporto Istat infatti, le famiglie con almeno un componente straniero sono il 9,5% (2milioni e 400mila) del totale, fra queste una su quattro è mista e tre su 4 composta da tutti stranieri.
Rispetto alle ragazzine e ragazzini italiani la percentuale di minori che abitano solo con la madre è più alta di oltre quattro punti.
Il fatto che si tratti di una popolazione per lo più giovane è un dato di fatto. Il 20% degli oltre 5milioni è sotto i 18 anni e per ogni persona oltre i 65 ci sono più di tre minori che hanno tra gli 0 e i 14 anni. Giovani e giovanissimi che sempre più spesso nascono in Italia, oltre un milione, e che sempre più frequentemente diventano italiani (22,7%).
Più occupazione ma povera e precaria
Anche la popolazione straniera residente si riprende, come quella italiana, a livello occupazionale dopo la pandemia. Le relazioni Istat dei primi tre mesi del 2022 registrano una crescita più significativa del tasso di occupazione tra stranieri rispetto agli italiani: +1,5 contro +0,8. Il tasso complessivo rimane comunque ancora sotto e l’incremento riguarda comunque per lo più contratti a termine per lavori poco qualificati e poveramente pagati.
Permane il problema dell’etnicizzazione di alcuni lavori, come ad esempio quello della cura. Anche se, anche qui, oltre le ombre, si registrano le luci: sono 136.312 le imprese a conduzione femminile straniera, rappresentano l’11,6% del totale imprenditoriale guidato dalle donne e al 23,8% di quello migrante. Una realtà cresciuta fortemente negli ultimi dieci anni, del 42,7%, con un ritmo maggiore rispetto a quella maschile.
Una esemplificazione di questa povertà è rappresentata dagli accessi dei Centri di ascolto della Caritas, dove nel 2021 sono transitate 120.536 persone, il 55% del totale degli ingressi. Uomini e donne di 189 diverse nazionalità, per lo più provenienti dal Marocco, Romania e Nigeria.
Davanti a una diminuzione di accessi da parte di persone provenienti dall’est Europa, cresce il numero delle presenze africane, che rappresentano il 48,8% del totale. Tra i bisogni espressi: la povertà economica, la difficoltà lavorativa e abitativa, i problemi famigliari e quelli legati ai documenti.
Tra i banchi: meno numerosi ma sempre più nati in Italia
Lo scorso anno scolastico 2020/21 ha registrato una diminuzione del numero delle alunne e alunni con cittadinanza non italiana. C’è infatti stato un calo di oltre 11mila minori nelle scuole, la presenza si è attestata in classe su 865.388 studenti e studentesse. È la prima volta che accade dal 1983/84, ma di fatto non cambia la percentuale di presenza, che rimane inalterata e fissa al 10,3%. Dato possibile per una diminuzione della popolazione scolastica di origine italiana.
Quel che rimane invece una conferma è che si tratta sempre più di minori che nascono in Italia. E, in questo caso, la percentuale, rispetto allo scorso anno, è in crescita: 66,7%. Permane ancora il problema del ritardo scolastico, che migliora di anno in anno, ma rimane una costante oltre che un ostacolo per una vera integrazione e un problema per quel che riguarda l’abbandono.