Organizzazioni per i diritti umani ed esperti di sicurezza hanno espresso allarme per l’appello lanciato il 16 ottobre dal governatore della regione centrale di Hiraan che ha promesso ricompense alla popolazione per operare esecuzioni extragiudiziali di terroristi e loro famigliari.
«Chiunque uccida un combattente di al-Shabaab riceverà 5mila dollari», ha detto Ali Jeyte in una conferenza stampa. «Coloro che uccidono alti comandanti riceveranno 10mila dollari, mentre chiunque ucciderà i massimi leader, come Ali Dhere (portavoce di al-Shabaab), riceverà una ricompensa di 25mila dollari». Cifre molto rilevanti in un paese in profonda crisi e alle prese con una catastrofica situazione umanitaria.
Non solo. Nel suo discorso Jeyte ha anche chiesto l’assassinio delle donne dei terroristi. «Voglio che le mogli e le madri degli al-Shabaab vengano uccise», spingendosi poi ancora oltre: «Inoltre, voglio che tu uccida il tuo parente che è in al-Shabaab».
Le regioni centrali di Hiraan e Galgaduud sono interessate da settimane di intensi combattimenti nell’ambito della «guerra totale» – giocata anche sul fronte finanziario e mediatico – lanciata dal presidente Hassan Mohamud contro le roccaforti terroristiche. Una guerra combattuta in prima linea dall’esercito affiancato da milizie claniche locali (ma’awisley) composte anche da civili, ex agricoltori che a causa della siccità hanno perso tutto e imbracciato le armi.
La chiamata ad uccidere membri e parenti di terroristi, o presunti tali, preoccupa gli attivisti per i diritti umani. Di una violazione del diritto umanitario internazionale parla Abdullahi Hassan, ricercatore di Amnesty International, sentito da Voice of America.
Sui rischi di un “effetto boomerang” si concentra invece Abdiaziz Hussein Issack, analista della sicurezza presso l’Hamad Bin Khalifa Civilization Center, un centro culturale e di ricerca con sede in Danimarca. «Prendere di mira le famiglie e i bambini di al-Shabaab è rischioso perché gli al-Shabaab non sono alieni o Satana, fanno parte della cittadinanza. Anche se potrebbero esserci alcuni individui stranieri, il 90% sono somali», ha affermato. Pertanto, ha spiegato, attaccare le loro famiglie «potrebbe aiutare al-Shabaab a ottenere il sostegno dei clan di queste famiglie».
La taglia sulle teste di combattenti e leader, per l’analista potrebbero invece motivare ulteriormente soldati e milizie ad impegnarsi nella caccia al gruppo terroristico. Una caccia sostenuta anche dagli Stati Uniti, impegnati in addestramento, intelligence e operazioni con droni militari.
E proprio il Dipartimento di stato americano il 17 ottobre ha inserito i nomi di cinque leader e di nove facilitatori finanziari di al-Shabaab nella lista dei terroristi ricercati speciali (Specially Designated Global Terrorists – SDGTs). Per loro è dunque scattato il blocco immediato di proprietà e interessi soggetti alla giurisdizione Usa, e il divieto per aziende e cittadini statunitensi di fare affari con loro.