Contraccettivi: a che punto è l’Africa? Il caso del Rwanda - Nigrizia
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Il Rwanda vieta l’uso dei contraccettivi ai minori di 18 anni
Contraccettivi: a che punto è l’Africa? Il caso del Rwanda
Una scelta in antitesi con l'attento controllo delle nascite messo in atto dal paese, dove due terzi della popolazione ha meno di 25 anni. Negli ultimi anni, l'Africa sta cercando di rendere più accessibili i metodi di contraccezione, chiave di volta dell'emancipazione femminile nel continente
21 Ottobre 2022
Articolo di Arianna Baldi
Tempo di lettura 4 minuti
(Credit: Afidep)

Fa discutere il rifiuto da parte del parlamento rwandese di una nuova proposta di legge, che puntava a rendere legale l’accesso a metodi contraccettivi a partire dai 15 anni. Una questione non indifferente per un paese dove due terzi degli abitanti ha meno di 25 anni e dove c’è la più alta densità di popolazione di tutto il continente, il doppio di quella italiana e più alta di quella dei Paesi Bassi.

Fa discutere perché il Rwanda è il paese africano che nelle ultime due decadi si è più impegnato nello sviluppo di un sistema di controllo delle nascite e nella pianificazione familiare. Il governo ha investito molto per ridurre il tasso di fecondità nel paese, implementando i servizi e il monitoraggio in questo settore. Il prossimo mese è infatti è prevista pubblicazione dei risultati del 5° censimento della popolazione, operazione nella quale sono stati investiti ben 30 milioni di dollari, molti dei quali fondi statali, a dispetto dei 16 milioni del censimento precedente, fatto nel 2012.

In aumento le gravidanze indesiderate

Nonostante i grandi successi vantati da Kigali, le gravidanze indesiderate tra adolescenti sono aumentate del 21% nell’ultimo anno. I numeri sono passati dai 19mila casi del 2020 ai 23mila del 2021, sebbene il governo dichiari che dal 2005 al 2015 l’incremento dell’uso della contraccezione sia passato dal 17% al 53%. Un dato sicuramente importante, ma a quanto pare non sufficiente. Un ruolo importante lo ha giocato anche il Covid-19 che a causa della chiusura delle scuole ha portato ad una vera e propria esplosione di gravidanze indesiderate giovanili.

Inoltre, nonostante il Rwanda abbia modificato le sue leggi sull’aborto nel 2012, a causa delle pressioni sociali e religiose è ancora impossibile per le donne ricorrere all’aborto sicuro, se non in casi di stupro, incesto e matrimonio forzato.

Se l’emancipazione femminile passa attraverso l’accesso alla contraccezione

La notizia della bocciatura del disegno di legge è arrivata il 18 ottobre, a solo un giorno di distanza dal discorso di Lydia Zogomo, direttore regionale del Fondo delle Nazioni Unite per la popolazione (Unfpa) per l’Africa orientale e meridionale, allo YouthConnekt Summit 2022, tenutosi proprio in Rwanda.

Zogomo ha definito il diritto alla salute sessuale e riproduttiva come un diritto umano fondamentale, che deve essere considerato un pilastro di ogni programma di sviluppo giovanile. Ha poi sottolineato come le gravidanze indesiderate tra le adolescenti siano tra le principali cause di abbandono scolastico: «Esiste un legame diretto tra la possibilità di godere di questi diritti e l’emancipazione socioeconomica. Pertanto, la salute e i diritti sessuali e riproduttivi, una buona salute mentale e l’emancipazione delle donne e dei giovani sono interdipendenti ed essenziali per il progresso socioeconomico, lo sviluppo sostenibile, l’eradicazione della povertà e l’uguaglianza di genere».

Una diffusione ancora ridotta

E purtroppo, l’Africa ha ancora molta strada da fare su questo fronte. L’accesso stimato nell’Africa subsahariana riguarda solo il 21% delle ragazze. Negli ultimi anni, l’Uganda ha iniziato una campagna importante di diffusione dei metodi contraccettivi, dopo che uno studio condotto nel 2011 dall’ Uganda Demographic and Health Survey (Dhs) aveva dimostrato che il 25% delle ragazze di età compresa tra i 15 e 19 incorre in una gravidanza, con più di quattro gravidanze su dieci indesiderate. Una percentuale che non tocca solo l’Uganda ma, secondo un report pubblicato dalle Nazioni Unite nel 2022, tutto il mondo e in particolare l’Africa.

Anche gli studi sulla trasmissione dell’Hiv testimoniano che l’Africa continua ad avere un problema con l’uso della contraccezione. Questo dipende a volte dallo scarso incremento dell’educazione sul tema per la popolazione, ma a volte anche proprio dalle scarse forniture, come è capitato di recente in Sudafrica.

Significativo, in questo senso, che tre giorni fa la presidente della Tanzania, Samia Suluhu Hassan, abbia dichiarato pubblicamente che il paese deve impegnarsi di più nel controllo delle nascite, consigliando alla popolazione di ricorrere di più ai metodi contraccettivi. Questa sollecitazione inverte radicalmente la rotta del governo precedente, che rendeva la Tanzania uno dei paesi più restrittivi su questo fronte, causando un aumento incontrollato della natalità.

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