Il parlamento della Repubblica democratica del Congo sta valutando la legge finanziaria che prevede fino a 1 miliardo di dollari per l’esercito nel 2023.
Il progetto prevede un budget complessivo pari a 14,6 miliardi di dollari, in crescita del 32% rispetto al budget dell’anno in corso, stimato in 11 miliardi.
«Il governo ha stanziato il 10,4% del bilancio complessivo al settore della difesa e sicurezza, che rappresenta un incremento di oltre il 300% rispetto al bilancio precedente», sottolinea il resoconto della riunione del Consiglio dei ministri svoltasi nel fine settimana sotto la presidenza del capo dello stato Félix Tshisekedi.
Questo bilancio dovrebbe consentire «l’attuazione della legge sulla programmazione militare in vista dell’aumento del potere delle forze armate e del rilancio dell’industria militare», spiega il rapporto dell’esecutivo.
Tale legge «determina le operazioni per gli acquisti da effettuare per il raggiungimento di precisi obiettivi delle Forze Armate».
Nel dettaglio, il bilancio prevede l’acquisizione di armi e munizioni da guerra, mezzi logistici, riabilitazione delle infrastrutture militari, addestramento e reclutamento.
Rifornita dalla Russia
Una voce prevede il rinforzo dell’aviazione. Per il suo armamento, l’Rd Congo viene fornita in particolare dalla Russia.
A fine ottobre l’ambasciata russa, negando l’annuncio della consegna di 7 elicotteri all’esercito congolese, aveva confermato che «la consegna gratuita di armi e munizioni russe destinate alle forze armate congolesi è avvenuta in anticipo, nel 2021, per un volume di oltre 160 tonnellate».
L’esercito congolese combatte da 30 anni gruppi armati nell’est della Repubblica democratica del Congo. Nella regione agiscono un centinaio di gruppi armati, comprese ribellioni straniere.
Lotta all’M23
Più recentemente, l’esercito congolese si è confrontato con l’avanzata dei ribelli dell’M23 nell’est del paese, sostenuti dal Rwanda.
E non è un caso se Kigali abbia denunciato la violazione, lunedì scorso, dello spazio aereo da parte di uno dei due velivoli da combattimento Sukhoi-25, di fabbricazione russa, piazzati da Kinshasa nel Nord Kivu per combattere, appunto, l’offensiva dei ribelli M23.
Da settimane si è acuita la storica crisi tra i due paesi. Il 29 ottobre il governo congolese ha deciso di espellere l’ambasciatore rwandese.
Crisi in Malawi
Una crisi che sta mettendo in difficoltà anche il vicino Malawi, che sta affrontando un afflusso di rifugiati in fuga dai disordini intensificatisi nell’area orientale della Repubblica democratica del Congo orientale. Il campo di Dzaleka, l’unico campo profughi del piccolo e povero paese dell’Africa meridionale, situato a circa 40 km dalla capitale Lilongwe e inizialmente progettato per ospitare 10mila persone, conta oggi quasi 56.000 rifugiati, la maggior parte dei quali congolesi, secondo il Programma alimentare mondiale dell’Onu.
«La situazione è allarmante», ha dichiarato Paul Turnbull, rappresentante dell’agenzia Onu per gli aiuti alimentari in Malawi. «I conflitti nella regione dei Grandi Laghi, in particolare nella Rd Congo, hanno provocato un flusso costante di rifugiati in Malawi per più di due decenni, con una recente impennata di nuovi arrivi».