L’azienda elettrica statale Eskom, già da tempo in gravi difficoltà economiche, ha fatto sapere che le interruzioni di elettricità che il paese sperimenta da mesi saranno destinate a proseguire per un periodo che va da sei mesi a un anno.
L’azienda, che gestisce l’intera rete di produzione e distribuzione di energia elettrica dell’economia più industrializzata del continente, individua la causa nella necessità di precedere con l’ultimo stadio della manutenzione degli impianti. Una flotta di centrali a carbone obsolete e inaffidabili che necessitano di costanti interventi di riparazione, causa da oltre un anno di ricorrenti e prolungate interruzioni delle forniture.
Secondo Eskom questa volta verranno a mancare 2.300 Mw di capacità di generazione dalla rete elettrica e quindi aumenteranno ulteriormente i blackout.
Il blocco riguarda anche dell’unità 1 della centrale nucleare di Koeburg, per il momento l’unica attiva in Africa, che sarà disattivata dall’8 dicembre fino a giugno 2023. Sancendo di fatto la riduzione della produzione, già passata dal 5 al 3% a gennaio per lo stop dell’unità 2, i cui lavori di manutenzione sono proseguiti fino a settembre.
Lavori dovuti al fatto che la centrale nel luglio 2024 compie 40 anni, il massimo del ciclo di vita fissato dalle norme internazionali. E che una proroga per altri 20 anni della sua attività è subordinata a una serie di interventi strutturali e di aggiornamenti del sistema.
I problemi, però, nascono da lontano, dalla gestione dell’azienda di stato negli anni passati, e in particolare dal 2009 al 2018, durante la presidenza di Jacob Zuma. Una gestione che ha portato Eskom sull’orlo della bancarotta e che gli inquirenti della Commissione giudiziaria Zondo che indaga sulla “cattura dello stato” durante quel periodo, ritengono faccia parte di un piano della potente famiglia di imprenditori Gupta di mettere le mani sull’azienda.
Un’inchiesta che ha portato a una serie di arresti, tra cui, a ottobre, quelli dell’ex amministratore delegato ad interim di Eskom Matshela Koko, la moglie e la figliastra, con l’accusa di corruzione.
Il compito di risanare Eskom è stato affidato al nuovo direttore operativo, Jan Oberholzer, che ieri ha annunciato le dimissioni del direttore generale per la generazione, Rhulani Mathebula, senza spiegarne i motivi. Sei mesi fa, a maggio, si era dimesso il suo predecessore, Philip Dukashe, adducendo a problemi di salute legati allo stress. Dukashe ricopriva la carica da un anno (aprile 2021).
Intanto, però, mancano i soldi per interventi urgenti, in grado di ridare energia al paese. In una recente intervista al quotidiano Times Live, Mteto Nyati, membro tecnico del nuovo consiglio di amministrazione, afferma che per uscire dal baratro occorre riformare le regole. In particolare quelle che ostacolano gli approvvigionamenti.
«Le regole sugli appalti non sono agili come dovrebbero essere, comprese quelle che obbligano a rivolgersi a fornitori locali». Questa pratica allunga tempi e costi, ha aggiunto, perché «quando il fornitore di apparecchiature è un’azienda internazionale è necessario ricorrere a intermediari». «Adesso non c’è più posto per questo tipo di pratiche». (MT)