Una settimana fa, la Francia ha deciso di sospendere l’aiuto pubblico allo sviluppo destinato al Mali. E ieri, Abdoulaye Maiga, primo ministro della giunta militare al potere in Mali dall’agosto 2020 ha vietato le attività di tutte le organizzazioni non governative (ong) finanziate o sostenute dalla Francia.
I rapporti tra i due paesi sono ridotti al lumicino da quando, nel 2020, la giunta militare maliana – per combatte i gruppi armati Jihadisti – ha aperto una collaborazione militare con il gruppo privato russo Wagner che fornisce a Bamako un numero consistente di mercenari.
Una scelta che ha comportato, nell’arco del 2022, il ritiro dal Mali dell’Operazione francese Barkhane, dopo 9 anni di operazioni miliari a fianco dell’esercito maliano, e che ora si sta ripercuotendo sui sostegni di Parigi all’ex colonia.
Sono numerose le ong che lavorano in Mali negli ambiti della sanità, dell’educazione e del sostegno alimentare. Tanto che un gruppo di ong internazionali, tra cui Medici del mondo, Oxfam, Terra solidale, hanno criticato la sospensione dell’aiuto pubblico. E hanno ricordato al governo di Macron che 7,5 milioni di maliani, cioè più del 35% della popolazione, hanno bisogno di assistenza.
Ora che anche l’attività delle ong legate alla Francia è proibita, Bamako, che già ha rapporti difficili con la comunità economica dell’Africa occidentale (Cedeao) dovrà trovare altri sostegni per non lasciar andare alla deriva una parte consistente della popolazione.