Altro che diminuire progressivamente la produzione di idrocarburi. Si è appena conclusa la Cop 27 sui cambiamenti climatici e la Nigeria rilancia. Ieri sono state inaugurate nel nord del paese – stati di Gombe e Bauchi – perforazioni per arrivare a nuovi giacimenti di petrolio e gas.
Il sito petrolifero di Kolmani, che si stima abbia riserve per oltre un milione di barili, ha visto la presenza del presidente Muhammadu Buhari. Il quale, nell’elogiare l’iniziativa, ha voluto ricordare che, diversamente da quanto è accaduto nella regione del delta del Niger (sudest), principale area petrolifera del paese, l’attività produttiva deve tener conto dei diritti delle comunità locali.
Un messaggio rivolto prima di tutto alla compagnia petrolifera nazionale, la Nnpc, e poi ai partner che collaborano all’iniziativa. Questo progetto petrolifero ha attratto investimenti per 3 miliardi di dollari e prevede la realizzazione di una raffineria, di una unità di trattamento del gas e di una centrale elettrica.
L’operazione avviene in un momento non facile per il settore petrolifero. E viene inoltre realizzata su un territorio che è conteso da gruppi armati di diversa estrazione e dai jihadisti di Boko Haram. Ci si chiede quale dispositivo di sicurezza verrà messo in atto e se siano in corso azioni “diplomatiche” per assicurare al progetto un buon livello di gradimento.
Intanto il paese più popoloso del continente (211 milioni nel 2021) e secondo produttore di petrolio del continente si prepara alle elezioni legislative e presidenziali del 25 febbraio. Il presidente Buhari lascia dopo due mandati, come prevede la Costituzione.