La priorità data ai propri interessi nazionali, durante la pandemia, è ben riflessa dai dati. E, nel 2021, l’Unione europea è ancora lontana dall’obiettivo di destinare lo 0,70% del rapporto tra aiuto pubblico allo sviluppo e reddito nazionale lordo (Aps/Rnl) alla cooperazione. Obiettivo che si dovrebbe raggiungere entro il 2030. Non solo. Aumenta l’aiuto pubblico allo sviluppo “gonfiato” a discapito di quello genuino.
Premessa: ma che cosa si intende con aiuto pubblico “gonfiato”? L’Aps per definizione prevede che flussi di risorse raggiungano paesi inseriti nella lista ufficiale dei riceventi.
Ogni anno i paesi donatori rendicontano queste risorse, ma nel totale vengono conteggiati anche soldi che in realtà non escono dal paese donatore stesso (dunque non raggiungono paesi più svantaggiati), oppure soldi che provengono da operazioni di anni precedenti, dunque non sono realmente addizionali. Concord Europa, un network che raggruppa oltre 200 ong europee, definisce questo tipo di aiuto “gonfiato”.
L’aiuto pubblico allo sviluppo (Aps) è tra gli strumenti più importanti utilizzati per affrontare le disuguaglianze.
Tuttavia da anni, nonostante l’aumento dell’indice di povertà globale, cresciuto anche a causa della pandemia, quell’aiuto non raggiunge i livelli attesi.
Al contrario, come mostra il 18° report Aidwatch di Concord Europa, l’emergenza sanitaria sembra aver prodotto l’effetto contrario.
L’aiuto europeo nel 2021
L’anno scorso, gli stati membri dell’Ue hanno donato più di 65 miliardi di euro in Aps. Complessivamente si tratta del 43% dei contributi totali, qualificando l’Ue come il primo donatore a livello globale.
Eppure, questo importo equivale solamente allo 0,48% se rapportato al reddito nazionale lordo dell’Ue. Di fatto, una percentuale ben distante dall’obiettivo di destinare alla cooperazione almeno lo 0,7% dell’Rnl entro il 2030, così come previsto dall’Agenda dell’Onu. Non solo. La stessa percentuale risulta in calo anche rispetto allo 0,50% del 2020. Secondo le previsioni di Concord, quell’obiettivo non verrà raggiunto prima del 2037.
Previsioni a parte, quell’impegno non è l’unico a essere tradito. Un altro obiettivo venuto meno è quello dei fondi da dedicare specificamente ai paesi meno sviluppati (Ldc). La quota Aps/Rnl indirizzata a questi paesi dovrebbe attestarsi tra lo 0,15% e lo 0,20%. Ma nel 2020 (l’ultimo dato consolidato) solo lo 0,12% dell’Rnl degli stati membri dell’Ue ha raggiunto i paesi meno sviluppati.
Nonostante il calo dei fondi, ci sono stati 11 stati che hanno aumentato i propri contributi nel 2021 di oltre il 5% rispetto all’anno precedente. L’Italia stessa rientra in questa categoria, vantando un aumento pari al 27%.
Ma si tratta di un reale incremento degli aiuti?
Domanda non retorica. Infatti ogni 6 euro, uno non raggiunge i paesi beneficiari.
Parte dei fondi, infatti, viene contabilizzata come aiuto pubblico allo sviluppo ma, di fatto, non raggiunge i paesi destinatari. Anzi: rimane all’interno del paese donatore, dove viene destinata a progetti che non sono direttamente orientati alla cooperazione allo sviluppo in senso stretto.
È il cosiddetto, appunto, aiuto gonfiato. I costi per i rifugiati nel paese donatore, per gli studenti internazionali così come quelli sostenuti per gli interventi di cancellazione del debito sono alcuni esempi di voci di spesa che rientrano in questa categoria.
Lo stesso aumento del rapporto Aps/Rnl registrato dall’Italia – che passa dal 0,23% allo 0,29% – è da attribuire, in parte, a quest’ultima causa. L’aiuto genuino, infatti, è rimasto fermo allo 0,22%. Al contrario, l’aiuto gonfiato è passato dallo 0,01% allo 0,07%, incremento dovuto dalla cancellazione di un debito con la Somalia.
Complessivamente, nell’Ue, nel 2021, l’Aps gonfiato è salito a 11,8 miliardi di euro che, secondo Concord, corrisponde al 16% del totale. A predominare è la spesa per rifugiati, che ammonta al 38% del totale. Ma non solo.
La politica fallimentare dei vaccini
Nel 2021, 1,5 miliardi di euro contabilizzati come Aps derivano, in realtà, da dosi di vaccini in eccesso.
Gli stati dell’Ue, dopo avere accumulato dosi pari a 3,5 volte quelle necessarie per vaccinare la propria popolazione, hanno infatti deciso di donarne una parte ai paesi a basso reddito. Donazione di vaccini in eccesso che è stata, appunto, categorizzata come Aps.
Ma si tratta di un elemento che, secondo Concord, non dovrebbe rientrare nell’Aps. Quella cifra non ha niente a che vedere con la cooperazione allo sviluppo.
Inoltre, come se non bastasse, quella donazione non è stata altro che una conseguenza collaterale e non un contributo pensato specificamente per i paesi in via di sviluppo.
Quei vaccini non erano stati pensati per loro.