Il Ghana prevede di acquistare i prodotti petroliferi con l’oro piuttosto che con le riserve in dollari statunitensi. Il paese, secondo produttore di oro in Africa, vede nel sistema del baratto un modo per ricostituire le sue riserve valutarie scese a 6,7 miliardi di dollari a fine ottobre, contro i 10,8 miliardi di dollari dell’anno precedente.
È in quest’ottica che il paese ha chiesto alle principali compagnie minerarie di vendere alla Banca centrale del Ghana, a partire dal 1° gennaio 2023, il 20% del metallo che raffinano. Lo scopo? Quello di accumulare riserve di lingotti che verranno appunto utilizzati per importare carburante.
Curioso è notare che il Ghana faccia tuttora affidamento sulle importazioni di petrolio, nonostante ne sia produttore. La sua unica raffineria è stata chiusa dopo un’esplosione nel 2017. E, ad oggi, il Ghana spende circa 10 miliardi di dollari (9,63 miliardi di euro) per le importazioni, di cui il 48% per il carburante.
«L’uso dell’oro impedirebbe al tasso di cambio di influire direttamente sui prezzi del carburante». Così si è espresso il vicepresidente ghaneano Mahamudu Bawumia, aggiungendo che i venditori nazionali non avrebbero, così, neanche più bisogno di valuta estera per importare i prodotti petroliferi.
Riduzione quindi della domanda di dollari che, tra l’altro, permetterebbe di arginare l’indebolimento del Cedi – valuta ghaneana che è scesa del 57% quest’anno – e affrontare l’aumento del costo della vita.
Il governo del presidente Nana Akufo-Addo è sottoposto a intense pressioni politiche e sta attualmente negoziando un pacchetto di aiuti con il Fondo monetario internazionale (Fmi).
Ad oggi, il governo ha già raggiunto un accordo provvisorio con la compagnia petrolifera Emirates National Oil Company (Enoc) con sede a Dubai. (R.B.)