Le rimesse verso i paesi a basso e medio reddito hanno resistito alle turbolenze globali nel 2022, per un totale stimato di 626 miliardi di dollari, in aumento del 5% rispetto allo scorso anno.
Tuttavia, si tratta di un netto calo rispetto all’aumento del 10,2% registrato nel 2021, come evidenziato nell’ultimo briefing della Banca mondiale su migrazione e sviluppo.
Per i paesi a basso e medio reddito, le rimesse dei migranti sono una fonte vitale di reddito. Questo denaro aiuta a ridurre la povertà, a migliorare lo stato nutrizionale ed è correlato a migliori risultati in termini di basso peso alla nascita e iscrizione scolastica tra i bambini provenienti da famiglie svantaggiate.
La ricerca mostra che le rimesse migratorie aiutano le famiglie beneficiarie a costruire la propria resilienza, ad esempio consentendo loro di migliorare le proprie condizioni abitative e far fronte alle perdite subite a seguito di una calamità naturale.
Incidenza del Covid e dell’aumento dei prezzi
L’ammontare dei flussi di rimesse verso le regioni in via di sviluppo nel 2022 è il risultato di diversi fattori. La riapertura dei paesi ospitanti in seguito al declino della pandemia di Covid-19 ha promosso l’occupazione dei migranti e la loro capacità di continuare a sostenere le loro famiglie a casa.
D’altra parte, l’aumento dei prezzi ha avuto un impatto negativo sui redditi reali dei migranti. Nel caso dell’Europa, un euro più debole ha avuto l’effetto di ridurre il valore in dollari delle rimesse verso il Nordafrica e altrove nel mondo.
L’Africa è la regione del mondo che dovrebbe risentire maggiormente dell’impatto delle crisi concomitanti, legate in particolare a gravi siccità e all’impennata dei prezzi mondiali delle materie prime energetiche e alimentari.
Flussi in crescita, ma non come nel 2021
Le rimesse migratorie verso l’area subsahariana sono aumentate del 5,2%, a 53 miliardi di dollari nel 2022, rispetto al 16,4% dello scorso anno (principalmente a causa dei grandi flussi verso Nigeria e Kenya). Nel 2023 i flussi sono attesi in ulteriore rallentamento, al 3,9%, a causa del perdurare di una congiuntura economica sfavorevole nel mondo e nei paesi di origine della regione.
La quota delle rimesse sul Pil è significativa in Gambia (28%), Lesotho (21%) e Comore (20%). Inviare 200 dollari nella regione nel secondo trimestre del 2022 è costato in media il 7,8%, rispetto all’8,7% dell’anno precedente. I trasferimenti di denaro variano in media dal 3,4% al 25,2%.
Medioriente e Nordafrica dovrebbero ricevere 63 miliardi di dollari in rimesse migratorie nel 2022, con un aumento del 2,5% rispetto al 10,5% nel 2021. Questo rallentamento è in parte legato all’erosione dei salari reali nella zona euro, anche se le rimesse della domanda verso i paesi di origine sono aumentate a causa del deterioramento delle condizioni di vita e delle condizioni ambientali nei paesi beneficiari, compresa la siccità nel Maghreb e gli alti prezzi del grano importato. Complessivamente, i flussi verso la regione dovrebbero aumentare del 2% nel 2023. I costi di invio per 200 dollari sono stati in media del 6,3% nel secondo trimestre del 2022.
Nel resto del mondo
In altre regioni del mondo, il rapporto evidenzia un aumento del 10,3% delle rimesse in Europa e Asia centrale, dove l’aumento del prezzo del petrolio e la domanda di lavoratori migranti in Russia hanno incoraggiato le rimesse dei fondi, oltre all’impatto dell’apprezzamento del rublo.
La crescita delle rimesse è stimata al 9,3% in America Latina-Caraibi, al 3,5% in Asia meridionale e allo 0,7% in Asia meridionale.
In un servizio speciale sulla migrazione climatica, il briefing rileva che le crescenti pressioni dovute ai cambiamenti climatici porteranno a un aumento dei flussi migratori all’interno dei paesi e comprometteranno i mezzi di sussistenza delle persone. È probabile che i più poveri siano i più colpiti, poiché spesso mancano delle risorse per adattarsi o spostarsi. Gli studi dimostrano che la migrazione può aiutare le famiglie a far fronte alle conseguenze del cambiamento climatico, non solo consentendo loro di sfuggire ai disastri, ma anche fornendo alle famiglie colpite rimesse e altre forme di sostegno.
Il costo dell’invio
Il brief analizza anche l’evoluzione dei prezzi per l’invio di 200 dollari nei paesi a basso e medio reddito: questi rimangono elevati, al 6% in media nel secondo trimestre del 2022 secondo il database della Banca.
Costa di più passare attraverso le banche che attraverso gli operatori di telefonia mobile (3,5%), ma questi ultimi rappresentano meno dell’1% del volume totale delle transazioni. Le tecnologie digitali possono ridurre significativamente il costo dei servizi di trasferimento di denaro e i tempi di elaborazione. Il peso delle normative relative alla lotta al riciclaggio di denaro e al finanziamento del terrorismo continua a limitare l’accesso di nuovi fornitori di servizi alla banca corrispondente.