Lo scorso venerdì 2 novembre, una piazza e una via nel nord-est della città di Berlino hanno cambiato nome. Potrebbe sembrare un avvenimento banale, se non fosse che i nomi rimossi appartenevano a due personaggi simbolo del colonialismo tedesco.
Non solo: a rimpiazzarli sono due eroi della resistenza africana. L’ex Nachtigalplatz prende ora il nome di Manga Bell Platz, in onore di Rudolf Duala Manga Bell ed Emily Duala Manga Bell, rispettivamente re e regina di Duala, in Camerun. In seguito della loro lotta contro il dominio coloniale, Rudolf venne giustiziato nel 1914.
Lo stesso destino spetta a Lüderitz Strasse, prima dedicata all’uomo considerato il fondatore dell’ex colonia corrispondente al territorio dell’attuale Namibia. La strada è stata ora ribattezza in Cornelius Fredericks Strasse, combattente del popolo Nama che per la sua irriducibilità al colonialismo tedesco venne imprigionato fino alla morte, all’inizio del Novecento.
Un segnale chiaro, che rivela una Germania pronta a fare i conti con le proprie responsabilità storiche, favorendo l’emersione di figure di rilievo finora rimosse dalla narrazione del paese.
La scelta di questo cambiamento risale al 2019 e il percorso verso la sua attuazione non è stato privo di critiche e opposizioni. Circa 400 cittadini hanno aderito a un’iniziativa per fermare la ridenominazione, senza successo.
Si tratta di una questione su cui anche l’Italia si è molto interrogata, soprattutto negli ultimi due anni. Quella che per alcuni non è altro che cancel culture, per molti altri è una doverosa e già in ritardo reinterpretazione dei fatti. Come scriveva nel 2020 Igiaba Scego, scrittrice italiana di origine somala, non basta una targa esplicativa sotto al nome del colonizzatore, per dire davvero qualcosa della violenza subita dai corpi colonizzati.
Una delle figure ad averne fatto le spese è quella di Indro Montanelli. A partire dal 2020, la statua a lui dedicata e situata a Milano è stata imbrattata più volte da attivisti che ne criticano la legittimità.
Tuttavia, l’Italia sembra ancora titubante nell’agire concretamente in questa direzione. La statua non è stata rimossa e con lei rimangono ancora nelle nostre città i nomi di chi dato vita alla vergogna coloniale italiana. (AB)