Alla fine i parlamentari del partito di governo, guidato dal presidente Cyril Ramaphosa, hanno votato quasi compatti, negando l’avvio di una procedura di impeachment nei suoi confronti.
Nella seduta straordinaria del 13 dicembre, 214 dei 230 parlamentari dell’African National Congress (Anc, in maggioranza nell’assemblea) si sono espressi a suo sostegno, contro 148 altri, in prevalenza delle opposizioni, che hanno votato a favore della messa in stato d’accusa.
Come già accaduto al suo predecessore Jacob Zuma – per ben otto volte sottoposto a voto di sfiducia durante il suo mandato, dal 2009 al 2017 – anche per Ramaphosa il partito ha dimostrato compattezza nel rifiuto di un impeachment, chiesto dagli oppositori sulla base di un rapporto preliminare di un gruppo di esperti legali, pubblicato a novembre, che rileva che il presidente potrebbe aver violato il suo giuramento e la Costituzione, in relazione allo scandalo Phala Phala, o Farmgate.
Lo scorso giugno l’ex capo dell’intelligence Arthur Fraser, ha denunciato Ramaphosa accusandolo di aver tentato di coprire un enorme furto di denaro – 4 milioni di dollari in contanti, ma il presidente sostiene fossero “solo” circa 580mila – nella sua fattoria privata nella provincia di Limpopo – Phala Phala, appunto -, furto che avrebbe poi cercato di occultare sequestrando e corrompendo i presunti ladri.
Il voto di ieri conferma il relativo rimarginarsi della spaccatura da tempo presente all’interno dell’Anc, evidenziata dal voto a sostegno del rapporto di 16 parlamentari del partito che aveva chiamato invece tutti alla compattezza. Una spaccatura che non dovrebbe però mettere a rischio la rielezione di Ramaphosa alla guida del partito.
La decisione è affidata a 4.500 delegati che si riuniranno dal 16 al 20 dicembre a Johannesburg per la 55° conferenza elettiva dell’Anc e che dovranno confermare o meno Ramaphosa come segretario per i prossimi cinque anni.
Se supererà, come probabile, anche questa prova, Ramaphosa sarà automaticamente candidato per un secondo mandato alle elezioni presidenziali del 2024.
Ma il malcontento e la disillusione nel paese sono palpabili nei confronti dell’African National Congress e del suo leader, le cui promesse sulla lotta alla corruzione dilagante, alla criminalità e sulla rinascita economica del paese sono rimaste lettera morta.