Sabato sera il presidente dell’Alta Autorità indipendente per le elezioni (Isie), Farouk Bouasker aveva annunciato che il tasso di affluenza alle urne per le elezioni legislative in Tunisia aveva raggiunto l’8,8%. Precisando che «il 5,8% dei votanti appartiene alla fascia 18-25 anni, il 26,7% alla fascia 26-45 anni, il 32,7% alla fascia 46-60 anni e il 34,8% alla categoria over 60 anni».
Stamani la stima dell’affluenza secondo la rete degli osservatori Mourakiboun sarebbe dell’11,1%, come ha reso noto l’ex responsabile dell’organizzazione, Raja Jabri, in una dichiarazione all’emittente radiofonica Mosaique fm. Al momento si è in attesa dell’annuncio da parte della commissione elettorale dei risultati preliminari.
Di certo il risultato è deludente, usando un eufemismo. Un dato molto basso soprattutto se confrontato con l’affluenza delle precedenti elezioni del 2011, 2014 e 2019, e del referendum del 25 luglio 2022, che comunque aveva visto una partecipazione debole: 27% degli aventi diritto.
Secondo quanto dichiarato nei giorni scorsi, 19 circoscrizioni non saranno interessate al ballottaggio vista la presenza soltanto di uno o due candidati.
Nelle 161 circoscrizioni elettorali, di cui 10 all’estero, 1.058 candidati, di cui 122 donne, si contendono i 161 seggi del Parlamento.
Molti fattori spiegano il disinteresse dei tunisini per la politica. Innanzitutto il voto uninominale che introduce una nuova cultura del voto popolare e non di lista. Il fatto che in più circoscrizioni vi siano singoli candidati dichiarati vincitori ancor prima che si siano svolte le elezioni ha dissuaso migliaia di elettori dall’andare alle urne, non essendoci più l’incertezza sui risultati.
Inoltre , il voto del 17 dicembre si è tenuto in un clima di generale indifferenza e di appelli alboicottaggio. «Queste elezioni legislative non assomiglieranno a quelle che le hanno precedute – osservava in un’analisi Jeune Afrique – perché suggelleranno la perdita di centralità del parlamento nelle istituzioni tunisine».
La nuova Costituzione, infatti, priva i deputati di quasi tutte le loro precedenti prerogative e concentra il potere nelle mani del presidente. La prospettiva di un Parlamento senza peso politico ha frustrare gli elettori. «Sono state elezioni che «derivano da una Costituzione che non è stata né partecipativa (nella sua elaborazione) né sottoposta all’approvazione della maggioranza», ha dichiarato Noureddine Taboubi, segretario dell’UGTT, il potente sindacato dei lavoratori che, come molti partiti, aveva invitato i cittadini a boicottare il voto.
Con questo tasso di astensione senza precedenti, i tunisini confermano il loro divorzio dalla classe politica indipendentemente dal suo colore o tendenza.
Il leader della principale coalizione di oppositori in Tunisia domenica 18 dicembre ha invitato il presidente Kais Saied ad «andarsene immediatamente» , dopo il fiasco delle elezioni legislative. In un’intervista telefonica all’AFP, il presidente del Fronte di salvezza nazionale (FSN), Ahmed Nejib Chebbi, ha ritenuto che queste elezioni «dimostrano che pochissimi tunisini sostengono l’approccio di Kais Saied».