Un dialogo sul significato della cooperazione allo sviluppo, in un’epoca in cui è lo stesso concetto di sviluppo a essere messo in discussione. Si confrontano il fondatore del Movimento Shalom, don Cristani, e Giampaolo Grassi, giornalista dell’Ansa, agenzia d’informazione.
Il giornalista gli obietta che il colonialismo ha impedito all’Africa di elaborare un propria direzione, anche economica, e che la stessa cooperazione allo sviluppo impone un modello di sviluppo occidentale «a chi invece dovrebbe portarne avanti uno tutto suo, diverso, basato su altre logiche, magari un modello più sereno e profondo, meno ansioso e arrivista del nostro».
Risposta: «L’operato della cooperazione di Shalom verte sulla costruzione di una società fraterna, multireligiosa e multietnica. Alla base del nostro impegno c’è il rispetto per ogni cultura e la proposta incessante di un Dio Amore da accogliere, di un’antropologia che innalza l’uomo al massimo della dignità: ciò che facciamo all’uomo è fatto a Dio. Questo spirito rende veramente unica la nostra presenza. Il distacco assoluto da ogni interesse ci distingue».
Insomma al tentativo del giornalista di rimarcare che è la soggettività dell’Africa a essere stata e a essere bellamente ignorata, si risponde che questo spazio può essere recuperato nel segno di un progetto condiviso. Il Movimento Shalom ribadisce, e ci mancherebbe, che all’Africa «non servono opere di beneficienza, ma progetti di autosostentamento».