Il presidente francese Emmanuel Macron attendeva «chiarimenti» dal capitano Ibrahim Traoré, presidente della transizione, al potere in Burkina Faso dopo il colpo di stato dello scorso settembre.
Voleva avere cioè la conferma che il governo burkinabè ha dato alle forze speciali francesi, dislocate sul territorio del paese saheliano dal dicembre 2018, trenta giorni di tempo per fare i bagagli e andarsene. Questa decisione è stata confermata oggi pomeriggio dal portavoce del governo, intervistato dalla radio-televisione pubblica.
La notizia era rimbalzata sabato 21 gennaio sull’Agenzia d’informazione burkinabè (Aib) ed era stata confermata da una fonte diplomatica all’Agence France Presse. La lettera, inviata mercoledì 18 agli alti comandi francesi, pone termine all’accordo sottoscritto 4 anni fa e riguarda solo la cooperazione militare. Non significherebbe la rottura delle relazioni con Parigi, come è invece avvenuto lo scorso anno nel confinante Mali.
La giunta militare che governa il Burkina Faso ha più volte manifestato l’intenzione di diversificare i partner militari nella lotta contro i gruppi armati jihadisti che dal 2015 minano la stabilità del paese. E la Russia è uno dei partner in questione, tanto che all’inizio di dicembre il primo ministro Apollinaire Kyélem de Tembela si era recato a Mosca e ha di recente ribadito che il partenariato con Mosca va rafforzato.
Venerdì scorso si è registrata nella capitale Ouagadougou una manifestazione – l’ultima delle tante svoltesi negli ultimi mesi – per chiedere il ritiro della forza francese Sabre che conta circa 400 uomini.