I leader di Sudan e Ciad, Abdel Fattah al-Burhan e Mohamed Deby, si sono incontrati ieri a N’Djamena per discutere delle relazioni bilaterali e della sicurezza lungo il confine, dove si registra un aumento degli attacchi di gruppi armati.
Al termine dell’incontro hanno annunciato il rafforzamento dei pattugliamenti congiunti dei due eserciti nell’area del triangolo con la Repubblica Centrafricana e nel Darfur occidentale, dove negli ultimi mesi le Forze di supporto rapido (Rsf), guidate dal numero due del governo militare sudanese Mohamed Hamdan Dagalo, detto Hemetti, hanno aumentato le proprie attività, marginalizzando la forza di frontiera congiunta che Ciad e Sudan hanno istituito nel 2010.
I due si sono inoltre trovati d’accordo, fa sapere un comunicato congiunto, sulla “necessità di rendere operativa la Joint Tripartite Force Sudan-Car-Chad, creata il 18 gennaio 2005 a Khartoum per la lotta contro l’insicurezza ai confini comuni dei tre paesi”, e rimasta poi sulla carta.
A preoccupare il governo filo-francese ciadiano – ma anche gli Stati Uniti, in chiave anti-Russia – è la situazione nel poroso triangolo del confine sud-orientale. La zona settentrionale della Repubblica Centrafricana, ricca di miniere di oro e controllata dai mercenari russi del gruppo Wagner, funge infatti da base arretrata per milizie ribelli arabe ciadiane. Ma anche per almeno altri due gruppi armati centrafricani.
Il timore è che l’area possa essere punto di partenza per una destabilizzazione di Deby a N’Djamena. Che passerebbe presumibilmente però attraverso il Sudan, visto che il confine tra Ciad e Centrafrica è stato chiuso dall’aprile 2014 su iniziativa unilaterale dell’allora presidente ciadiano Idriss Deby.
Dalla fine del 2022 in questa zona si registra anche una massiccia presenza delle Rsf, impegnate in operazioni congiunte con i mercenari russi oltreconfine. Confine che è stato chiuso a dicembre, da Hemetti – in stretti rapporti con Mosca e Wagner – che ha in seguito spiegato che le sue truppe sono state dispiegate lungo la frontiera per impedire un complotto per rovesciare il presidente centrafricano Faustin-Archange Touadéra.
Hemetti ha parlato del reclutamento di ex membri delle Forze delle guardie di frontiera (Border Guards Forces) e del coinvolgimento di elementi sudanesi vicini al leader tribale Musa Hilal (ex janjaweed come lui, ma di una fazione rivale).
In realtà, riporta African Intelligence, “è stato raggiunto un accordo informale con Bangui per consentire alle Rsf di intervenire nelle tre prefetture settentrionali della Repubblica Centrafricana, ovvero Vakaga, Haute-Kotto e Bamingui-Bangoran”. Dove si concentra l’estrazione dell’oro.
A poco sono serviti i tentativi di rassicurazione di al-Burhan che, alludendo agli stretti rapporti di Wagner con le Forze di supporto rapido, ha affermato che l’esercito sudanese non recluta mercenari per destabilizzare i paesi vicini.
La vicenda avrà di sicuro nuovi sviluppi visto che, dopo al-Burhan, Deby incontra oggi a N’Djamena anche Hemetti. Due incontri separati, dunque, per i vertici sudanesi. Un segnale che avvalora le voci, ormai peraltro sempre più confermate dai fatti, di disaccordi e tensioni crescenti tra i due capi militari. (MT)