Un nuovo decreto flussi, con 82.705 quote di ingresso destinate a lavoratrici e lavoratori non comunitari. Quote più alte dunque, rispetto alle 69.700 del decreto precedente, che fanno registrare un aumento di unità nel settore stagionale destinato alle campagne e al turistico alberghiero: erano 42mila l’anno scorso, diventano 44mila quest’anno. Questo si legge sul Decreto del presidente del Consiglio dei ministri pubblicato sulla Gazzetta ufficiale.
Delle oltre 82mila quote, quelle fissate per gli ingressi per motivi di lavoro non stagionale e lavoro autonomo sono pari a 38.705 unità. La stragrande maggioranza (30.105 unità) fa riferimento agli ingressi nei settori dell’autotrasporto, dell’edilizia e turistico-alberghiero e, novità di quest’anno, della meccanica, delle telecomunicazioni, dell’alimentare e della cantieristica navale.
All’indomani della pubblicazione, già iniziano i commenti. Tra le realtà interessate agli ingressi c’è Coldiretti che se da un lato plaude all’aumento del numero delle quote d’ingresso riservate alle associazioni di categoria per i propri associati (passano da 14mila a 22mila unità); dall’altro esprime preoccupazione per la nuova regola legata all’assunzione da parte del datore del lavoratore o lavoratrice di origine straniera.
Il nuovo decreto flussi prevede infatti, come promesso dal governo, che chi vuole assumere ha l’onere di verificare presso il centro per l’impiego del suo territorio che non vi sia un lavoratore o lavoratrice presente che ambisce allo stesso tipo di lavoro per cui il datore fa richiesta.
«Una norma che in agricoltura rischia di trasformarsi in un appesantimento burocratico per le imprese costrette a fare i conti nei campi con le esigenze di tempestività imposte dai cambiamenti climatici e dalla stagionalità delle produzioni», denuncia Coldiretti, che auspica che «tale richiesta non valga per i lavoratori stagionali agricoli».
D’altra parte, i numeri delle lavoratrici e lavoratori che già si trovano a offrire la propria manodopera nelle campagne parlano da sé: «In Italia – stando sempre ai dati forniti dalla confederazione dei coltivatori diretti – un prodotto agricolo su quattro viene raccolto da mani straniere con 358mila lavoratori provenienti da ben 164 Paesi diversi che sono impegnati nei campi e nelle stalle fornendo più del 29% del totale delle giornate di lavoro necessarie al settore».
A oggi, chi lavora in agricoltura proviene per lo più da Romania, Marocco, India e Albania. Accanto alla manodopera di origine straniera cresce anche il numero dell’imprenditoria agricola che vede a capo delle piccole aziende persone che hanno una cittadinanza non italiana: quasi 17mila.
La presentazione delle domande decorrerà a partire dalle ore 9 del 24 marzo 2023, questo il click day che si esaurisce con la copertura delle quote.