Quanto la tecnologia influenza il corso democratico o politico di un paese? Domanda retorica: molto.
Ma il come è spesso nebuloso. Certo, già in passato ci si è chiesti quanto le false notizie di Facebook abbiano condizionato l’elezione di Donaldo Trump. O quanto sia stato determinante lo scandalo di Cambridge Analytica.
Ora un esempio illuminante arriva dall’Africa. Dal Burkina Faso, in particolare, paese dei golpe. Per giorni sono circolati sui social video inneggianti alla giunta militare al potere nel paese.
Ma ciò che sembra non è. Quelle persone che partecipano alla glorificazione dei militari non sono, infatti, esseri umani. Ma avatar creati dal software di intelligenza artificiale Synthesia.
Incredibile. Ma vero. Questi video circolano sui social network dall’autunno del 2022. Ma stralci sono stati diffusi grazie ai gruppi Whatsapp dal 23 gennaio scorso come confermato da fonti locali ai giornalisti di France Télévisions.
Sono almeno quattro i video di sostegno al regime. Si vedono sette “persone” che parlano alla telecamera. Si presentano come “afroamericani” e “panafricanisti” residenti in particolare negli Stati Uniti. Panafricanismo che è una corrente politica che promuove l’indipendenza del continente africano e incoraggia la solidarietà tra gli africani.
Sei di questi presunti fan parlano inglese con accento americano. Uno il francese.
Con sullo sfondo la bandiera del Burkina Faso sullo sfondo, queste figure darebbero il loro sostegno alla giunta guidata dal capitano Traoré, attualmente al potere nel paese.
«Facciamo appello alla solidarietà dei popoli africani e del popolo del Burkina Faso, per sostenere efficacemente le autorità della transizione», afferma uno di loro.
«Dobbiamo sostenere il Movimento patriottico per la salvaguardia e il restauro e il presidente Ibrahim Traoré, che impone il rispetto della sua sovranità», dichiara un altro, prima di concludere: «La patria o la morte, noi vinceremo», il motto del paese.
Su Facebook, è apparso un post, lunedì 23 gennaio (poi cancellato ma archiviato qui) di Ibrahim Maiga, attivista pro-giunta che attualmente vive in esilio negli Stati Uniti Stati.
Il problema è che queste non sono persone, ma avatar creati dall’intelligenza artificiale, e più precisamente grazie a Synthesia, un sito americano che permette di generare video incarnati da attori a partire da testi.
Queste “persone” si chiamano Evelyn, Matt, Charlotte, Anna, Alysha, Gary e Samuel, e le troviamo nella pagina che elenca gli oltre 85 avatar disponibili sulla piattaforma.
Come spiega il video dimostrativo presente nella home page del sito, è anche possibile personalizzare lo sfondo dei video, dando la possibilità, ad esempio, di aggiungere una bandiera burkinabe.
Questi video sono quindi esempi di “deepfake”, una tecnica di sintesi multimediale che permette di produrre un video facendo dire qualsiasi cosa a una persona con una voce robotica e movimenti della bocca ultra realistici.
Se queste “deepfake” sono il più delle volte identificabili, queste tecnologie sono sempre più accessibili online. Su Synthesia un abbonamento mensile di 26 euro (o 30 dollari) permette a tutti di creare fino a 10 video al mese, in più di 120 lingue diverse.
Sul caso è intervenuto il presidente di Synthesia, Vittorio Riparbelli: «Questi video violano i nostri termini di utilizzo e abbiamo identificato e bannato l’utente in questione che li ha utilizzati» (giba)