Africa e Premier League: attrazione fatale - Nigrizia
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Il mercato globale legato al campionato britannico, il più seguito al mondo, fa gola agli africani
Africa e Premier League: attrazione fatale
Sulla scia del precursore Rwanda l’ente del turismo sudafricano ha firmato un accordo di sponsorizzazione con il Tottenham, poi bloccato dal governo, mentre il tycoon nigeriano Dozy Mmobuosi punta all’acquisto dello Sheffield
15 Febbraio 2023
Articolo di Vincenzo Lacerenza
Tempo di lettura 5 minuti
L'attaccante britannico-ghaneano dell'Arsenal Eddie Nketiah (Credit: Sky Sports)

Un miliardo di rand, l’equivalente di circa 52 milioni e mezzo di euro. È la cifra della discordia in Sudafrica, stanziata dall’ente turistico del governo (Sat) per un accordo di sponsorizzazione del Tottenham, un famoso club di Premier League, proprio in questi giorni impegnato negli ottavi di Uefa Champions League con il Milan. 

L’idea, sostanzialmente, è quella di usare lo sport, in questo caso il calcio, come veicolo per incoraggiare il turismo nel paese, trasformando i “tifosi in turisti”, con lo scopo di raggiungere l’obiettivo delle 21 milioni di visite internazionali entro il 2030, fissato dal governo per uscire dalla stagione pandemica.

«Stiamo accedendo al pubblico della Premier League britannica. Vogliamo convincerli a viaggiare in Sudafrica e spendere sterline, euro, dollari, yen nel nostro paese», ha dichiarato Themba Khumalo, amministratore delegato ad interim del Sat.

Ma l’accordo, siglato in un momento delicato per il Sudafrica – alle prese con una preoccupante crisi energetica, con continui blackout delle forniture elettriche, che ha spinto il presidente a dichiarare lo “stato di disastro” nazionale – è stato accolto tra l’indignazione generale, diventando un vero e proprio caso nazionale.

Non appena gli spifferi dei piani governativi sono arrivati sulla stampa, la Sascoc, la Confederazione sudafricana e il Comitato Olimpico, non ha usato giri di parole, chiedendo un utilizzo alternativo dei fondi destinati agli Spurs.

“Sascoc non è d’accordo con Sat sul fatto che questo sia il modo migliore per utilizzare lo sport come mezzo per attirare più turisti nel nostro paese”, si leggeva in una nota. “Siamo fermamente convinti che Sat dovrebbe promuovere e finanziare eventi sportivi internazionali all’interno dei confini del paese e supportare il Team South Africa invece di sponsorizzare una squadra di calcio inglese”.

Una levata di scudi è arrivata anche dal mondo della politica. Alleanza democratica (Da), il partito all’opposizione del governo guidato da Cyril Ramaphosa, ha fortemente criticato l’accordo, proponendo di impiegare il denaro per finanziare altri progetti di utilità sociale, tra cui l’acquisto di più di 33 milioni di litri di carburante per alimentare Eskom – la compagnia energetica statale – la creazione di 10mila borse di studio per studenti universitari e l’assunzione di 5mila nuovi agenti di polizia.

La sensazione, comunque, è che alla fine difficilmente l’accordo vedrà la luce. La pressione crescente, e l’impressionante fiume di polemiche generato dalla pubblicazione della notizia, hanno già portato alle dimissioni di tre importanti membri del Sat.

Ma non è tutto. Secondo alcune indiscrezioni riportate dalla Cnn, Lindiwu Sisulu, il ministro per il turismo, starebbe pensando seriamente di soffocare nella culla la bozza di sponsorship con gli Spurs. Forte anche della bocciatura dell’accordo da parte della commissione parlamentare del turismo.

Precedenti africani

Non è comunque la prima volta che un governo africano usa il calcio come veicolo per incoraggiare il turismo. Il Rwanda, in questo senso, è uno degli Stati più intraprendenti. Nel 2018, ad esempio, il governo rwandese ha stipulato un accordo di sponsorizzazione triennale da 39 milioni di dollari con l’Arsenal, un’altra big del calcio inglese, con tanto di foto di Paul Kagame ritratto con una maglia dei Gunners.

E un anno più tardi, sempre attraverso il veicolo del Rwanda Development Board – l’organo governativo preposto allo sviluppo della competitività del paese sui mercati mondiali – Kigali ha sottoscritto un’altra importante partnership triennale con il PSG, riuscendo a collocare il logo “Visit Rwanda” sulla divisa dei campioni di Francia, assicurandosi così visibilità globale.

Non deve quindi stupire se proprio l’esempio del Rwanda – che secondo le stime ufficiali dopo l’accordo con l’Arsenal ha guadagnato un 8% di turisti in più – è stato citato dal Sat come uno dei motivi della redditività della sponsorizzazione agli Spurs.

Quello inglese è il mercato a cui guardano con maggior interesse i governi e gli imprenditori africani, anche se non molto tempo fa il Malawi ha firmato un accordo di sponsorizzazione con il Deportivo Leganes, una squadra di Segunda Division, la serie B spagnola.

Attrazione Premier League

Lo dimostra anche il recente interesse mostrato da Dozy Mmobuosi, tycoon nigeriano attivo nel settore della tecnofinanza, per lo Sheffield United, storico club inglese di Premier League. Il patron di Tingo Mobile, considerato uno degli uomini più ricchi del continente, sarebbe vicino all’acquisto delle Blades per una cifra superiore ai 100 milioni di sterline (oltre 113 milioni di euro).

Le attenzioni verso la Premier di Sudafrica e Rwanda, unite a quelle di Mmobuosi, non arrivano per caso. Oltre a essere quello più ricco e competitivo, infatti, il massimo campionato inglese è anche quello più seguito del mondo.

L’Africa, anche per la presenza di numerosi campioni africani, non fa eccezione. Anzi, ed è paradossale, in alcune zone del continente la passione per la Premier League supera di gran lunga quella rivolta alle leghe locali.

Secondo una stima recente, circa 276 milioni di persone nell’Africa subsahariana guardano abitualmente il campionato di calcio inglese. Un serbatoio enorme, senza contare l’imponente mole di osservatori nel resto del mondo, che fanno lievitare l’appeal della Premier League, rendendolo un brand e un mercato appetibile per chiunque. Stati e tycoon africani compresi. 

 

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