Il ministro dell’approvvigionamento egiziano Ali Al-Mosselhi ha annunciato il 27 febbraio che le riserve di grano del suo paese saranno sufficienti per le esigenze del mercato locale per un periodo di 4,6 mesi.
L’Egitto è il più grande importatore di grano al mondo e l’80% di queste importazioni proviene dalla Russia e dall’Ucraìna. Complessivamente Il Cairo ne importa oltre 12 milioni di tonnellate l’anno, mentre il volume del consumo interno supera quasi i 21 milioni di tonnellate l’anno.
Ai primi di febbraio c’era stato l’annuncio del Cairo della stipulato di un accordo con la Serbia e la Romania per importare grano attraverso il porto di Costanza, in Romania, a partire dall’8 febbraio. Inoltre, l’Egitto è in trattative con la Banca europea per gli investimenti (Bei) per finanziare lo sviluppo di un grande silo da campo nel porto di Damietta.
L’annuncio dell’accordo con Serbia e Romania era arrivato dopo un incontro tenutosi al Cairo, che ha visto la partecipazione del ministro egiziano delle forniture e del commercio interno Ali Moselhy e di una delegazione serba guidata dall’ex presidente serbo Boris Tadic.
Aumentare produzione interna
Il tentativo dell’Egitto è quello di aumentare anche la produzione interna, con più diffuse coltivazioni di grano. Il capo del dipartimento centrale per il controllo dei parassiti agricoli del ministero dell’agricoltura egiziano, Ahmed Rizk, ha dichiarato che l’anno scorso la superficie totale coltivata a grano ha raggiunto i 3,6 milioni di acri.
Nel corso del 2022 il paese ha risentito dell’aumento dei prezzi mondiali del grano, a seguito delle ripercussioni del conflitto tra Russia e Ucraìna.
Guerra che ha influito non solo sull’importazione di grano (l’accordo di Istanbul firmato nel luglio 2022, che consente la consegna di cereali dal Mar Nero, pareva aver archiviata questa preoccupazione). Ma anche su una voce importante delle entrate egiziane: il turismo. I russi, come gli ucraini, avevano fatto delle coste del Mar Rosso uno dei loro luoghi di vacanza preferiti. Conseguenza: 30% in meno di entrate per il turismo.
Inflazione galoppante
Ma ora a preoccupare gli egiziani è l’inflazione che minaccia la loro vita quotidiana
I mercati hanno svalutato la sterlina egiziana a marzo 2022, ottobre 2022 e gennaio 2023. In meno di un anno, la valuta ha perso la metà del suo valore. Una svalutazione che questa volta non ha nulla a che fare con la guerra in Ucraìna. Pesantemente indebitato da anni, l’Egitto ha dovuto contrarre un nuovo prestito dal Fondo monetario internazionale (Fmi), il terzo in sei anni. A fronte di soli tre miliardi di dollari, la Banca centrale ha dovuto aprire i cambi che sono stati artificialmente congelati.
La fuga di valuta estera complica anche la situazione finanziaria dell’Egitto. Il primo ministro Mostafa al-Madbouli ha riconosciuto che 20 miliardi di dollari hanno lasciato il paese nel primo trimestre del 2022, ovvero il 40% delle riserve valutarie.
La prima conseguenza per gli egiziani è l’esplosione dell’inflazione: 26% a gennaio, 48% per il cibo.