Un progetto di nuova Costituzione che rafforza i poteri del presidente. Il testo elaborato da una commissione sarebbe nelle mani del colonnello Assimi Goita, al potere in Mali dopo due colpi di stato (agosto 2020 e maggio 2021), presidente della transizione che dovrebbe concludersi con le elezioni nel febbraio 2024.
Il documento non è ancora di pubblico dominio, ma l’agenzia France Presse ha avuto modo di consultarlo. Nel calendario elaborato dalla giunta militare (e ammesso che non ci siano emendamenti) questo testo dovrebbe essere sottoposto a referendum il 19 marzo. Una tempistica che certamente non dà modo alla società civile maliana di “digerire” e di criticare il testo.
Questi i cambiamenti più significativi rispetto alla Costituzione del 1992. Sarebbe il presidente, e non più il governo, a determinare la politica nazionale; sarebbe il presidente a nominare i ministri e a mettere fine al loro mandato; il governo sarebbe responsabile davanti al presidente e non più davanti al parlamento; l’iniziativa legislativa apparterrebbe al presidente e al parlamento, e non più al governo e al parlamento.
Il progetto introduce poi la possibilità per il presidente di ordinare la mobilitazione generale, applicabile a partire da 18 anni. Il mandato presidenziale dura 5 anni e non è possibile effettuare più di due mandati consecutivi.
C’è anche un altro aspetto che irrita particolarmente Parigi – l’ex potenza coloniale, impegnata sul suolo maliano per contrastare il terrorismo jihadista, che si è vista mettere alla porta lo scorso anno, quando la giunta si è rivolta alla Russia e ai servigi dei mercenari della Wagner – ed è il venir meno della francofonia.
Il francese è sempre stato, anche dopo l’indipendenza del Mali (1960), la lingua d’espressione ufficiale. Nel progetto di Costituzione le lingue nazionali sono le lingue ufficiali del Mali e il francese è considerato lingua di lavoro.