Rispondendo a una domanda postagli da un giornalista a Pretoria (Sudafrica) riguardo alla chiusura, decisa in febbraio e in via di attuazione, dell’ufficio dell’Alto commissariato per i diritti umani delle Nazioni Unite (Ohchr) in Uganda, il presidente Yoweri Museveni ha difeso la decisione del governo di Kampala.
L’Ohchr è responsabile della promozione e della salvaguardia del pieno godimento di tutti i diritti umani stabiliti nella Carta delle Nazioni Unite e delle leggi e dei trattati internazionali. Lo scorso 3 febbraio, il ministero degli esteri, con una lettera all’Ohchr, ha spiegato che l’Uganda ha sviluppato una propria capacità di monitorare, promuovere e proteggere i diritti umani. E dunque non serve un supporto esterno.
Museveni, che governa in perfetta solitudine dal 1986, ha ribadito questa scelta, affermando anche che ci sono altri paesi che, più dell’Uganda, necessitano dei servizi dell’Ohchr.
Molti attivisti per i diritti umani ed esponenti della società civile hanno tentato di opporsi alla decisione di interrompere il mandato dell’Ohchr. A loro avviso il governo non vuole che ci sia una entità sovranazionale che monitori e denunci i casi torture, sparizioni forzate, rapimenti e detenzioni immotivate e senza processo.
Grace Pelly, rappresentante del Ohchr in Uganda, ha detto che sono tuttora in corso discussioni tra l’Ufficio delle Nazioni Unite dell’Alto commissariato e il governo ugandese. Il tentativo è di convincere l’esecutivo di tornare sulla sua decisione.