Sono andate deluse le attese di chi si aspettava dal presidente del Sudafrica Cyril Ramaphosa un rimpasto di governo. La schiera dei nuovi ministri da lui annunciata la sera del 6 marzo è piuttosto il rimpiazzo di sedi vacanti.
Lo ha ammesso lo stesso presidente nel suo discorso alla nazione in televisione. Riferendosi alle elezioni del 2024 ha affermato: «Rimane soltanto poco più di un anno prima che l’attuale governo scada, ragione per cui le nomine di nuovi ministri non devono essere intese come una ristrutturazione dell’esecutivo… sono invece da intendersi come misura per colmare i posti vacanti nel governo». Fin qui il linguaggio politichese.
In realtà il presidente ha mostrato che non gli importa un bel niente delle condizioni di vita dei cittadini sudafricani, “della crisi energetica e continua interruzione dell’energia elettrica, del declino dell’economia e della crescita esponenziale della criminalità”, come sostiene l’editoriale di oggi del quotidiano nazionale The Star.
Ramaphosa non ha voluto sconvolgere lo status quo, perché metterebbe in pericolo la sua rielezione a presidente del Sudafrica nelle elezioni del 2024.
L’annuncio del “rimpasto ministeriale” è arrivato con due mesi di ritardo. «Sarebbe da irresponsabili non attuare il rimpasto prima della fine del 2022», aveva annunciato il neo eletto segretario generale dell’African National Congress (Anc) Fikile Mbalula a dicembre. E alla fine Ramaphosa è stato costretto dagli eventi a non procrastinare l’impegno.
Anche perché i posti vacanti non erano di secondo piano. Dalle dimissioni del vicepresidente David Gabuza il 1° marzo scorso, a quelle di Ayanda Dlodlo, ministro del servizio pubblico e dell’amministrazione, fino al licenziamento a fine febbraio di André de Ruyter, amministratore delegato di Eskom, l’azienda nazionale dell’energia elettrica.
De Ruyter che recentemente, in un’intervista a una televisione locale, aveva denunciato la corruzione endemica nell’ente statale, in cui sarebbero coinvolti anche due ministri, e la presenza di organizzazioni criminali dedite ad azioni di sabotaggio e saccheggio della rete di produzione e distribuzione dell’energia elettrica.
Nel nuovo esecutivo, il nuovo vicepresidente è Paul Mashatile (che è anche vicepresidente dell’Anc).
Kgosientsho Ramokgopa è incaricato del nuovo ministero per l’elettricità. È un ingegnere civile e un politico esperto che è stato per sei anni sindaco di Tshwane (Pretoria). Su di lui incombe l’arduo compito in cui finora nessuno è mai riuscito, cioè sanare l’azienda di stato – in rosso per quasi 24 miliardi di dollari – e porre fine quanto prima alla continua interruzione di energia elettrica con effetti devastanti per l’economia e la vita quotidiana dei cittadini.
Sihle Zikalala è il nuovo ministro dei lavori pubblici e delle infrastrutture. Sull’ex governatore del KwaZulu-Natal e stretto alleato dell’ex presidente Jacob Zuma, sono puntati gli occhi per vedere se porterà avanti i sistemi di anticorruzione che l’ex ministra Patricia de Lille aveva avviato.
La De Lille, unica membro del gabinetto che proviene dai banchi dell’opposizione – è fondatrice e leader del piccolo partito Good -, è passata a ministro del turismo. Nuovo ministro responsabile per la pianificazione, monitoraggio e valutazione, è stata nominata Maropene Ramokgopa.
Alla veterana Nkosazana Dlamini-Zuma, fino ad ora ministro della governance e degli affari tradizionali e per poco tempo incaricata di rispondere allo stato di calamità nazionale dichiarato dal presidente lo scorso 9 febbraio, è stato affidato invece il ministero per le donne, i giovani e le persone con disabilità.
Questo nonostante l’ex seconda moglie di Zuma avesse votato a favore della procedura di impeachment nei confronti di Ramaphosa all’assemblea elettiva dell’Anc il dicembre scorso. Ma è risaputo che NDZ ha una buona base elettorale nel KwaZulu-Natal.
Non è andata così per Lindiwe Sizulu, finora incaricata del ministero del turismo, e per Phumullo Masualle, ex viceministro delle imprese pubbliche, che durante la stessa assemblea avevano attaccato apertamente il presidente: entrambi sono stati silurati. Escluso anche Nathi Mthethwa, che ha ricoperto finora il ministero di sport, arte e cultura.
Tengono le loro posizioni il ministro delle finanze Enoch Godongwana, il ministro delle miniere e dell’energia Gwede Mantashe e il ministro delle imprese pubbliche Pravin Gordhan, considerati alleati chiave di Ramaphosa.
Il rimpasto ministeriale è stato criticato da tutte le forze di opposizione. John Steenhuisen, leader di Alleanza democratica, ha affermato che i ministri dell’elettricità e di pianificazione, monitoraggio e valutazione aggiungeranno nuovi costi a carico dei contribuenti, «mentre la nazione langue per la scarsa crescita economica, il tasso di disoccupazione più alto della storia recente e una crisi energetica che sta facendo perdere posti di lavoro con numeri record».
Inoltre, Steenhuisen ha anche messo in evidenza che il nuovo esecutivo non è vincolato da alcun accordo su prestazioni, obiettivi tangibili e tempistiche per i ministeri.
I cittadini sudafricani hanno ascoltato con scetticismo le promesse e le assicurazioni del presidente nel discorso del 6 marzo, quando affermava che la nuova compagine ministeriale porterà visibili cambiamenti, a partire dalla soluzione della crisi energetica. Promesse che si aggiungono a tante altre mai mantenute finora. La gente vuole vedere i fatti.