In Burundi, se ti occupi di diritti umani corri il rischio di finire in carcere con l’accusa di attentare alla sicurezza dello stato.
È quanto è accaduto il 14 febbraio a 4 attivisti all’aeroporto di Bujumbura, mentre stavano prendendo un aereo per Kampala: arrestati dai servizi segreti con l’accusa di ricevere soldi dall’estero per finanziare il terrorismo.
A un mese dall’arresto, Amnesty International, l’Iniziativa per i diritti umani in Burundi e Human Rigths Watch (Hrw) hanno chiesto alle autorità burundesi di «rimettere in libertà immediatamente e senza condizioni gli attivisti perché le accuse a loro carico sono prive di fondamento».
Clémentine de Montjoye, ricercatrice delle divisione Africa di Hrw, ha sottolineato che questi arresti hanno lo scopo di «intimidire gli altri attivisti e testimoniano un deterioramento della condizione della società civile indipendente nel paese dei Grandi Laghi».
Tra gli arrestati figura Sonia Ndikumasabo, presidente dell’Associazione delle avvocate del Burundi e già vicepresidente della Commissione nazionale indipendente dei diritti umani.
Si attendono reazioni da parte del governo del presidente Évariste Ndayishimiye, al potere dal 2020, che oscilla tra segnali di apertura e azioni repressive.