L’aveva detto subito dopo la diffusione dei risultati delle presidenziali che si sono tenute il 25 febbraio in Nigeria e che hanno visto la vittoria di Bola Tinubu, il candidato del Congresso dei progressisti che raccoglie il testimone da Muhammadu Buhari.
E ora Peter Obi, candidato del Partito laburista, che ha ottenuto il 25% dei voti e si è piazzato al terzo posto, ha presento ufficialmente ricorso davanti a una Corte d’appello di Abuja, capitale federale della Nigeria.
Nel ricorso sostiene che la commissione elettorale ha violato la legge elettorale e che Bola Tinubu avrebbe dovuto essere dichiarato ineleggibile in quanto coinvolto in un caso di corruzione. Obi inoltre afferma di aver ricevuto il più alto numero dei suffragi e perciò avrebbe dovuto essere proclamato vincitore.
Lo scrutinio del 25 febbraio è stato segnato da ritardi nella trasmissione dei voti e da numerosi intoppi tecnici che hanno penalizzato l’esercizio del voto. E su questi problemi si sono innescate le accuse brogli da parte dei due maggiori partiti di opposizione, il Partito democratico del popolo e il Partito laburista.
Si ipotizza che il ricorso di Obi arriverà fino alla Corte suprema come è accaduto per le presidenziali del 2019.
Elezioni locali
Nel frattempo si sta ultimando lo spoglio dei voti delle elezioni del 18 marzo chiamate a eleggere i governatori e i parlamenti dei 28 dei 36 stati che compongono la federazione.
Finora sono stati comunicati i risultati parziali in 23 stati e risulta che il partito del presidente, il Congresso dei progressisti, si è imposto in 15 stati. Mentre il Partito democratico del popolo ha eletto 7 governatori e il New Nigeria Peoples Party (Nnpp) si è aggiudicato uno stato.
Il grande deluso di questa tornata elettorale è il Partito laburista di Peter Obi, che sembrava aver destato l’interesse di molti giovani. Il Partito laburista non ha ottenuto nessun governatore. La sconfitta più bruciante è quella di Lagos, il motore economico del paese: il governatore uscente Babajide Sanwo-Olu, del Congresso dei progressisti, ha fatto incetta di voti.