Aperta al pubblico fino al 30 luglio la mostra “Il Mito dell’Arte Africana nel ‘900. Da Picasso a Man Ray, da Calder a Basquiat e Matisse”. Inaugurata il 25 marzo a Trieste e allestita al Magazzino 26 (Sala Carlo Sbisà), l’esposizione è aperta al pubblico fino al 30 luglio.
Il percorso espositivo – curato da Bruno Albertino, Anna Alberghina e Vincenzo Sanfo – si apre con 100 opere d’arte africana tradizionale, tra sculture, maschere e oggetti d’uso. Nove le tematiche: Fertilità e maternità, Bamboline di fertilità, Il culto dei gemelli, Le maschere, Gli antenati, Figure magiche, Arte funeraria, I poggiatesta, Gli oggetti d’uso.
Le sculture appartengono integralmente alla Collezione dei curatori Bruno Albertino e Anna Alberghina e sono il frutto di oltre 30 anni di viaggi, collezionismo e studio della materia. Le diverse tematiche sono introdotte da foto evocative della cultura dei popoli africani, scattate da Anna Alberghina proprio in quei luoghi, utili a far entrare il visitatore nella vita dei popoli africani. Sono inoltre proposti dei video, girati dai curatori stessi, che riguardano riti e costumi di alcune popolazioni: danze, cerimonie, riti magici e anche vita quotidiana.
La seconda parte è dedicata all’esposizione di circa 50 opere d’arte del Novecento, nelle quali si coglie perfettamente l’aspetto immortale del mito africano, con una vasta sezione dedicata a Picasso con disegni, litografie, e ceramiche. Si continua con le opere di Matisse, Calder, Gauguin, Man Ray, fino ad arrivare ai più contemporanei Mimmo Paladino, Basquiat e Xu de Qi.
Vincenzo Sanfo: «Partendo dalle esperienze picassiane la mostra ci porta sino ai giorni nostri attraversando percorsi che hanno in comune una visione dell’arte che trae dall’essenzialità delle forme africane ispirazione, generando i papier-decoupe matissiani, le decorazioni tribali di Keith Haring, le surreali visioni di Man Ray, le gioiose figure di Calder accostate alla furia costruttiva di Basquiat. Cosi come le irriverenti maschere di Enrico Baj, le luminose visioni di Marco Lodola e le incursioni di Marco Nereo Rotelli, accompagnate dalla cancellazione picassiana del cinese XuDeqi. Un percorso essenziale ma esaustivo di quanto l’arte africana abbia contribuito e continui a contribuire all’evoluzione dell’arte occidentale».
Prodotta da Navigare in co-produzione con Diffusione e Cultura e promossa dal Comune di Trieste, con il supporto di Trieste Convention and Visitors Bureau e PromoTurismoFVG, l’esposizione è aperta al pubblico fino al 30 luglio, da martedì a venerdì, dalle ore 10.00 alle ore 18.00, sabato, domenica e festivi, dalle ore 10.00 alle ore 20.00.