Sudan: nuova fumata nera per l’accordo sul governo civile
Politica e Società Sudan
Saltate tutte le date fissate, ma si continua a trattare
Sudan: nuova fumata nera per l’accordo sul governo civile di transizione
11 Aprile 2023
Articolo di Redazione
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Il vicepresidente del Consiglio sovrano, Mohamed Hamdan Dagalo, alias Hemetti

Equilibri politici ancora molto instabili in Sudan. L’11 aprile doveva essere la data della nomina del nuovo governo di transizione dopo il rovesciamento del precedente con un golpe militare, il 25 ottobre 2021.  

Invece un accordo definitivo che consenta il completo trasferimento di potere ai civili sembra ancora lontano. Le date fissate sono tutte saltate. La prima volta il 1° aprile e poi, ancora, il 5. Il principale nodo da sciogliere resta quello dei paramilitari Forze di supporto rapido (Rsf), guidate dal numero due della giunta golpista Mohamed Hamdan Dagalo, detto Hemetti, e del loro assorbimento nell’esercito regolare.

I negoziati intanto continuano, sotto la pressione delle Nazioni Unite e dei governi occidentali. A vedere il bicchiere mezzo pieno è al-Wathiq al-Beirir, segretario generale dell’Umma Party, secondo il quale “le discrepanze che affiorano non impediranno il completamento del ripristino della transizione civile”.

Ma i rallentamenti nel processo aumentano le tensioni. In particolare tra i sostenitori del regime islamista militare rovesciato nel 2019 che hanno ripreso le attività anti-rivoluzionarie annunciando una nuova campagna per la liberazione l’ex presidente Omar El-Bashir, incarcerato dopo la sua deposizione.

Malumore crescente anche tra i gruppi armati che restano fuori dagli accordi per una transizione democratica. Tra questi, in particolare, i movimenti darfuriani attualmente parte della giunta militare al potere che non intendono rimanere esclusi nel nuovo esecutivo: il Jem (Justice and Equality Movement) del ministro dell’economia Gibril Ibrahim – vice capo della coalizione del Blocco Democratico – e il Slm-Mm (Sudan Liberation Movement) del governatore del Darfur Minni Minawi.

L’accordo incontra anche l’opposizione dei “comitati di resistenza”, principale gruppo di attivisti pro-democrazia che rifiutano qualsiasi negoziato con i militari. E tornano a indire manifestazioni.

 

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