Sud Sudan: a rischio le entrate petrolifere - Nigrizia
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Timori che il conflitto in Sudan blocchi il flusso dell’oleodotto che arriva sul Mar Rosso
Sud Sudan: a rischio le entrate petrolifere
08 Maggio 2023
Articolo di Redazione
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(The East African)
Soldato sudsudanese controlla un impianto petrolifero

Mentre in Sudan proseguono i combattimenti nonostante le trattative indirette in corso in Arabia Saudita, il vicino Sud Sudan rischia di pagare un prezzo molto alto: il venir meno dell’esportazione di petrolio, la sua maggiore fonte di entrate.

Iniziato il 15 aprile, il conflitto in Sudan tra l’esercito del leader militare del Sudan Abdel Fattah Al-Burhan e le forze di supporto rapido (paramilitari) del suo vice Mohamed Hamdan Dagalo (Hemeti) rischia di bloccare del tutto il flusso del petrolio attraverso l’oleodotto che trasporta il greggio dai giacimenti in Sud Sudan a Port Sudan, sul Mar Rosso.

Il petrolio rappresenta per Juba oltre il 90% degli introiti governativi e il 70% del Pil. Secondo il Fondo monetario internazionale, l’interruzione dei proventi petroliferi in un’economia con un tasso di inflazione del 27,8% farebbe schizzare in alto accrescerebbe il già esorbitante debito pubblico.

Akol Miyen Kuol, osservatore delle vicende sudsudanesi, sostiene che non esiste alcuna garanzia che la rotta del petrolio attraverso il Sudan possa rimanere praticabile. E ritiene urgente identificare nuovi percorsi per l’esportazione del greggio. Dal canto suo Peter Biar Ajak, studioso del Sud Sudan nel programma di sicurezza internazionale del Belfer Center (Usa), afferma che il governo di Juba è preoccupato per l’integrità dell’oleodotto stesso.

Il Sud Sudan produce 156.700 barili di petrolio al giorno. Nel 2022, il paese ha pagato a Khartum 148 milioni di dollari come costo per la lavorazione, il trasporto e le commissioni di transito.

Il governo di Juba, dal canto suo, ha guadagnato 1,4 miliardi di dollari dalle entrate petrolifere, rispetto a soli 135 milioni per altre esportazioni.

Michael Makuei, ministro sudsudanese dell’informazione e portavoce del governo, ricorda che il prezzo del petrolio vale oggi 70 dollari il barile poiché gli acquirenti stanno sfruttando il conflitto in Sudan per farsi ridurre il prezzo. Alcuni appaltatori hanno inoltre deciso di cessare le operazioni di estrazione, mentre molti lavoratori stranieri stanno lasciando le stazioni petrolifere temendo per la loro incolumità.

Secondo Makuei, il governo sta studiando una rotta di esportazione attraverso l’Etiopia e Gibuti. Tuttavia, visto che non vi è sufficiente garanzia di sicurezza per questa rotta alternativa, il governo sta pensando a un altro percorso attraverso Mombasa o Lamu, in Kenya, che sarebbe più breve e più sicuro.

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